Quando i vecchi sono di troppo... Ma un tempo da giovani e forti sono stati i pilastri della nostra vita.  Con la loro dedizione, i loro sacrifici e la loro generositá ci hanno permesso di vivere. Un invito alla riflessione e a tornare indietro. Si puó sbagliare ma si puó tornare indietro fino a che si é in tempo

addolorataUn mondo povero. La crisi attuale non investe solo l'aspetto economico, ma anche quello dei valori. Della famiglia, disgregata. Dei sentimenti. Della gratitudine, del  rispetto per i deboli. Per chi un tempo é stato  giovane e vigoroso e la sua vita messa al servizio di figli e nipoti. Di parenti e amici. Ora, vecchio, é diventato inutile e rappresenta solo un peso. Vecchi e deboli diventano un problema  per molti figli, nuore, generi e addirittura per quei nipoti amatissimi cresciuti da quese persone anziane che ora "devono sparire". Nipoti che non sentono la voglia di andare a trovare questi nonni e stringerli tra le braccia come sono stati stretti loro, amati piú dei figli stessi. Perché i nonni amano, se mai fosse possibile, di piú i figli dei loro figli. Possiedono una tenerezza e una comprensione che da giovani, presi da mille responsabilitá, non manifestavano ai figli. 
Quei figli, quelle nuore, quei generi, questi nipoti ormai adulti e fidanzati, nonostante il benessere in cui vivono hanno tali difficoltá affettive da chiudere gli occhi al cuore e delegano  l'accudimento dei loro vecchi alle strutture parasanitarie, che seppur eccellenti, sono comunque "carceri", perché dove si é guardati a vista con le porte chiuse, di carceri alla fine si tratta. Vecchi che dopo tanti stress subiti nella loro vita, possono ogni tanto "dare i numeri".  Come "i numeri li danno" anche i giovani cosiddetti sani. Anziani signori che potrebbero vivere a casa loro con l'aiuto di una badante e di una cameriera ad ore. Con la supervisione amorevole e paziente di figli, nipoti, amici. Ma a quanto pare questa amorevolezza e pazienza dei congiunti piú prossimi fa acqua. É diluvio universale!

Si sa che l'amore, l'attenzione e la cura dei familiari, degli amici, la presenza di volti conosciuti, rallentano e migliorano le difficoltá mentali anche gravissime. Le strutture pubbliche devono essere l'estremo rifugio per chi non ha nessuno al mondo e devono essere strutture dove comunque si possa uscire, dove la libertá venga garantita perché é un diritto inalienabile. Non dove invece la volontà individuale viene annientata e si é ridotti ad automi. Annientata perché non si é liberi di tornare a casa propria, di ricevere visite. Di mangiare e dormire quando se ne sente la necessitá e non ad orari fissi come in ospedale. Ma in ospedale si sta per un tempo limitato. Non fino alla tomba! Abitare insieme a veri malati mentali é un incubo difficile a sopravvivere. É un incubo che auguro possano arrivare un tempo a vivere coloro che sottopongono gente innocente a questa segregazione senza alcun motivo che si possa definire valido. 

É un reato punibile anche con il carcere quando si complotti a che vengano rinchiuse persone ignare a quale destino stiano andando incontro. Portate con l'inganno, "per fare controlli medici", e mai piú andate a trovare dopo averle depositati e daterà disposizioni al personale a che non si facciano passare visite  perché  i vecchi "si devono abituare".

Questi vecchi, che poi tanto vecchi non sono, non avranno il tempo di abituarsi perché sono destinati a morire prima della loro ora. Lo stress della segregazione, perché di segregazione si tratta quando si é rinchiusi contro la propria volontá, la mancanza di riferimenti, il dolore e la delusione portano alla destrutturazione dell'identitá e alla morte, prima psicologica e poi fisica. La propria casa, i propri cari, le proprie abitudini sono riferimenti fondamentali per avere voglia di vivere per ogni essere. Umano e animale. 

Non esiste alcun protocollo medico nazionale ed internazionale che sancisca, per la cura di pazienti ricoverati peraltro in maniera coatta, la prescrizione di segregazione, la disposizione assoluta a che i pazienti non debbano ricevere visite da alcuno, nemmeno dai propri fratelli " perché si devono abituare". A cosa si devono abituare? All'abbandono? A non chiedere nulla? A dare ancora tutto quello che rimane loro? Queste persone abbandonate e segregate, con libertá negata e movimenti vigilati,  si possono vedere attraverso uno schermo a circuito chiuso dalla stanza di una segreteria e per pochissimi secondi. Controllati a vista. Nessun colloquio, nessun abbraccio, nessuna passeggiata fuori. Nessun gelato in riva al mare in questo mese di agosto. Chiusi in una scatola senza un parco.  

Queste procedure alienanti, l'isolamento e il controllo a vista, messe in atto da figli e ossequiosi direttori di Struttura portano all'aggravamento di qualsiasi patologia.
Invece la terapia corretta sostenuta da linee guida protocollate per un miglioramento delle condizioni di salute di questi ricoverati non dementi, è, oltre eventualmente l'uso di farmaci monitorati ad personam e specifici, la presenza di affetti. Di riferimenti noti. Stare a casa propria con gli aiuti necessari e se ció diventa impossibile e nessuno li vuole, come ultima ratio stare allora in una struttura pubblica ma con la libertá di entrare ed uscire. Di ricevere chi li andasse a trovare. Visto che pagano. La libertá di scegliere come vivere quel pezzetto di vita che loro rimane. Mantenendo la dignità di persona. Quella dignitá messa sotto i piedi in nome "É per il loro bene". Questa frase ha fatto piú stragi dei campi di concentramento nazisti e comunisti. 

Si sa, é notorio, come la stimolazione continua e discreta esercitata da parte dei familiari e amici e anche il vivere nel proprio ambiente, porta a una qualitá di vita accettabile e ad un miglioramento del quadro clinico. Ove non ci sia delirio omicida. E dei casi di cui parlo non ci sono deliri di alcun genere, ma ci sono persone malate che hanno bisogno di amore e pazienza. Comprensione e accudimento. Non di essere buttate fuori casa.  

É risaputo come ci si possa svegliare dal coma anche dopo anni per stimolazioni uditive e visive costanti da parte di persone care che non mollano. Le potenzialitá del cervello sono sconfinate e ancora molte sono le funzioni riparatrici presenti anche se sconosciuto il meccanismo d'azione. Si che come l'abbandono porti allo spegnimento delle cellule cerebrali. Al contrario, la vicinanza e l'amore portano all'attivazione di funzioni mentali date per morte. Per spente. Se i parenti piú parenti questo non lo sanno e lo sanno invece anche le pietre, é compito dei medici delle strutture informarli e sollecitare la loro presenza. Non colludere con la loro richiesta invece di isolamento degli ospiti ( sarebbe piú congruo dire "carcerati") che hanno in consegna.

Questo é solo abuso di potere. Io non credo che i "ricoverati" vengano ascoltati seriamente al momento dell'internamento. E tanti ricoverati non hanno tutori. E loro che bisogna ascoltare con attenzione e perizia all'arrivo nella struttura. Non soggiacere ai dicktat dei figli. Spiegare  ai potenziali ricoverandi, visto che sono capaci di intendere e volere, perché sono stati condotti lí e perché. Avere il loro consenso a restare. Perché non sono pacchi postali, ma persone con la loro anima, i loro ricordi, la loro vita.  Si dá invece tutto per scontato. Si eseguono gli ordini dati dai figli. È perché mai? Perché sono giovani? Essere giovani non da diritto a spadroneggiare. Mai. Finiamo la con questa cultura deficiente. E invece gli si da loro ascolto senza chiedersi se si sta commettendo un abuso. È si internano gli ignari e fiduciosi genitori...

Questi ricoverati si chiedono perché si trovano lì. Non capiscono. Sono disorientati. Vogliono tornare a casa propria. Chiedono a chi é andato a trovarli, sfidando ire funeste...  di non essere abbandonati. Lo chiedono espressamente. Chiedono a chi ha osato sfidare le consegne del silenzio rischiando la rissa, parlo di me insieme a pochissimi altri "eroi", di non essere lasciati lí. Di potere tornare a casa. Chiedono di avere una badante e stare a casa propria. Vogliono andare al mare. Il senno lo tengono per chiedere aiuto. 

Sono tristi, ripiegati su loro stessi. Rassegnati. Fa male al cuore vedere queste persone cosí dignitose e silenti. Dolenti. 
Perché si trovano rinchiuse senza avere commesso crimini se non quello della loro presunta ingestibilitá per chi li vorrebbe fermi come statue.

Domanda: Prima del ricovero sono stati eseguiti esami strumentali completi? Sono state eseguite prove neuropsicologiche? Ci sono diagnosi certe? Per gestire le persone basta anche imbottirle  di psicofarmaci prescritti non sempre ad hoc. Psicofarmaci con effetti collaterali devastanti. Persone stordite farmacologicamente che vengono condotte tenute per un braccio da personale gentile e professionale da un ambiente all'altro a seconda se hanno "l'ora d'aria" o delle medicine o pranzo e cena e poi messe a letto come  lattanti. La dignitá calpestata di queste persone che non sanno nemmeno perché si trovano lì. Condotte all'ospizio con l'inganno perché  loro fiduciose sono caduti nella trappola. "Vi portiamo per fare degli esami". Invece portati " in carcere" per sempre. 

Questi vecchi che per disposizioni demenziali vengono isolati dal loro mondo e viene vietata loro ogni visita per settimane, "perché si devono abituare". Cosi decretano figli, nuore e compagnia E le loro richieste vengono accolte dai dirigenti della struttura. E queste persone subiscono il piú grande dei crimini. Vengono privati contro la loro volontá della loro libertá. Vecchi e poi non ancora tanto visti i progressi della medicina, con capacitá di intendere e volere, segregati perché scomodi. 

Seguendo la normativa di legge vigente le strutture che accolgono persone con disagi, devonono prima di ogni cosa valutare la volontá degli aspiranti  ricoverandi, se non sono stati privati del loro libero arbitrio, se mantengono ancora la loro capacitá di intendere e volere. Acquisire il loro consenso informato, non estorcelo, al ricovero e alle cure. Ma se questi pazienti non sanno perché sono lí, vogliono tornare a casa, sono capaci di intendere e volere, allora c'é piú di qualcosa che non va. I dirigenti amministrativi e medici non possono accogliere suggerimenti e imposizioni da parte di nessuno. Non possono diventare complici e carcerieri dei loro ospiti perché figli dementi impongono l'isolamento assoluto fino a data da destinarsi! Questo é reato. Non si puó. Si puó allora parlare non di una residenza di cura dove i pazienti quelli non dementi e non interdetti possano gestire la propria vita e libertá, ma di un manicomio criminale di lusso dove i pazzi i non sono i ricoverati.

Se non si torna indietro da questa scellerata decisione usciranno da lí in una bara. Non hanno piú casa. La loro casa é un ospizio. Perché?

Ernesta Adele Marando medico chirurgo psicoterapeuta, consulente d'ufficio del Tribunale di Roma. Docente di Neuropsicologia nella Facoltá di Medicina e Chirurgia all'Universitá " Nostra Signora del Buon Consiglio" di Tirana in Albania  www.ernestamarandomedico.it