CHIEDIAMO VERITA’ E GIUSTIZIA PER LA SUA  MORTE DOVE CI SONO DELLE ZONE D'OMBRA. VOGLIAMO CHE SIA FATTA LUCE

simonaA Via Urbisagla stasera sabato 9 Novembre, alle ore 19,00 parenti, amici, associazioni contro la violenza sulle donne presenzieranno ad una fiaccolata a memoria di Simona. 

A Via Urbisaglia, a Roma, una settimana fa si è consumata l’ennesima tragedia avvolta nel mistero. A morire è Simona Riso la ventottenne calabrese originaria di S.Calogero (VV) che viveva nella capitale insieme al cugino Francesco e a una coppia di studenti Erasmus, francesi. Simona lavorava come cameriera ed era un persona semplice, riservata ma piena di vitalità. E’ nel giardino condominiale della sua abitazione nel quartiere di S.Giovanni, rivolta a terra, agonizzante, bacino e costole rotte quando viene trovata all’alba dalla vicina. In tasca le chiavi di casa, una sim, e vicino a lei c’è un accendino le cui impronte sono ora al vaglio degli investigatori.
Simona ultimamente era un’accanita fumatrice. Rimane il mistero e il dolore. I familiari chiedono verità e giustizia per Simona. Proprio a Via Urbisagla sabato sera alle ore 19,00 parenti, amici, associazioni contro la violenza sulle donne presenzieranno ad una fiaccolata a memoria di Simona. Per ricordare che qualunque cosa sia accaduta alla giovane donna non si deve ripetere più. Verità e giustizia è ciò che chiedono i sui familiari. Un messaggio diretto a tutte le autorità competenti scesi in campo ad analizzare questa scioccante storia.

Quella maledetta mattina sono le ore 07,00, ai soccorritori del 118 Simona dice d’esser stata violentata, alle 10,00 muore al San Giovanni per insufficienza respiratoria. E’ stato accertato dai medici che non ha subito alcun abuso sessuale, dopo che è stata trasferita al pronto soccorso ginecologico per gli opportuni controlli. Le condizioni della ragazza all’arrivo in ospedale erano gravi, da codice rosso, ed evidenti i segni di ematomi sul corpo. Da valutare da parte della Magistratura eventuale responsabilità sull’iter, le procedure e le tempistiche di soccorso da parte dei medici.

Cosa avrebbe indotto a dare priorità alla visita ginecologica anziché controllare i parametri vitali della ragazza che si presentava in uno stato di tale gravità tale da essere accolta in ospedale in codice rosso che significa emergenza assoluta? Se emergeranno incongruenze si è di fronte ad un ennesimo maledetto caso di malasanità. Un paziente che arriva al pronto soccorso e dice di aver subito una violenza può indurre a dare priorità a controlli specifici se non prima ci si concentra a monitorare i suoi parametri vitali? Simona con ancora altri monitoraggi sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio e altre terapie sarebbe ancora viva? Una domanda che troverà risposta dalle indagini opportune in corso analizzando la cartella clinica della ragazza.

simona risoSi è pensato subito ad un suicidio ma qualcosa non tornava dai primi istanti. Il pm ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e si accerterà a breve se le fratture siano compatibili con una caduta dall’alto o dovute ad una efferata aggressione.
Resta un mistero per molti: si è trattato di suicidio, omicidio o disgrazia? Escluso categoricamente il suicidio, secondo i familiari. Simona amava vivere ed era persona gioiosa e affettuosa con tutti. Nonostante qualche ordinario problema di depressione alle spalle in passato, non avrebbe mai e poi mai fatto un gesto cosi estremo. Non aveva motivo. Il fratello Nicola dichiara «Una che si vuole suicidare non esce con le chiavi di casa in tasca, mia sorella è uscita momentaneamente perché qualcuno ha bussato alla sua finestra al piano seminterrato in cui abitava, o comunque sia ha sicuramente incontrato il suo carnefice inconsapevolmente». 

Quella notte Simona era tranquilla, nessun segnale sospetto, l’aveva sentita qualche amico al telefono e una amica su whatsapp fino a tardi. Aveva salutata la mamma e il papà scherzando un poco alle 04,45 dicendogli ai saluti: “ ci sentiamo dopo”. La famiglia e gli amici intimi non accettano la tesi del suicidio ed insieme l’avvocato Sebastiano Russo sono tutti convinti che il colpevole di questa ennesimo femminicidio è qualcuno che conosceva bene le abitudini di Simona e di cui lei si fidava  cercandola già dal mattino presto, poco prima che uscisse per andare al lavoro, spezzandole poi improvvisamente la vita. Si attendono dettagli e risvolti dalle indagini per fare chiarezza, verità e giustizia per Simona è l’unica cosa che si può chiedere, insieme all’accensione di una candela alla veglia a Roma di sabato sera in sua memoria per un tranquillo riposo.


Domenico Spanò