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invidiaIl giovane artista calabrese Gianluca Sità, originario del paesino jonico di Mammola (R.C), si sta facendo largo nel panorama nazionale con le sue idee artistiche e le sue opere di notevole valore ed interesse. Le sue doti artistiche trovano un filo conduttore attraverso l’attento studio svolto dei maestri antichi, in particolare per quelli dell’Ottocento e la pittura romantico/simbolista. La sua formazione accademica avviene a Roma all'Accademia di Belle Arti, diventando allievo prima di Antonio D'acchille  e  poi di Giuseppe Modica.
La sua arte è fatta di colori cupi, con intense luci e ricchi di emozioni d’animo. Le sue forme e i colori tenui fanno si che le opere trasmettano una ricercata malinconia, un blocco temporale ad osservare e trovare il perché di tutto ciò che viene raffigurato. Ogni opera è un segno di nascosta eclissi interiore, dove il bagliore del messaggio non è nel colore ma nel segno minimale e ricercato. Una catarsi artistica che permette di non rendere vano il sacrifico delle forti cromie, permettendo ad ogni suo soggetto raffigurato di raccontare una storia, la sua vita, il suo percorso esistenziale e concettuale attraverso il segno, che solo un attento osservatore può cogliere con naturalezza e stupore. Il giovane artista calabrese, uno dei più promettenti a livello nazionale, ha raggiunto già una larga visibilità con le sue opere, fama raccolta esponendo nelle maggiori gallerie espositive della capitale, affiancato anche a nomi eccellenti che contano nel panorama artistico nazionale quali Roberto Ferri, Giorgio Dante.
Di seguito riporto le esplicazioni e le ispirazioni di alcune sue opere principali apprezzate moltissimo nel circuito artistico romano contemporaneo.

-Lussuria-500 px“Lussuria”: (Olio e Acrilico su tela, 120 x 80 Cm.). Opera senza dubbio di grande impatto "scenografico". Tumultuosa e come diceva D'Annunzio "arte del vivere inimitabile", la lussuria esprime un atteggiamento egoistico dell'uomo nei confronti della propria visione della sensualità, sentimento arbitrario che detta le regole del piacere, non fine a se stesso, ma con una più ampia visione nella ricerca di un incastro perfetto che restituisca integro il senso adamitico del peccato, non come sentimento di vergogna ed espiazione ma profonda passione, conoscenza dell'altro, esplorazione della mente e del corpo. La Lussuria è un’opera che ricorda le atmosfere ipnotiche di Böcklin, tanto care a Sità, i grigi ed i blu perfettamente avviluppate nella catarsi del sentimento, nell'offrire il corpo alla soddisfazione della carne.
“Icarus”:(Olio su tela, 150 x 100 Cm.). La visione di una piuma solitaria, che plana lievemente. “E con due ali di cera mi sono permesso di andare a toccare il sole” cantava Roberto Vecchioni. Quel sole cocente del Dio Apollo che ne ha sciolto il legante e l’ha precipitata verso un terreno lunare indefinito e arido.
“La Zingara di Dio”: (Olio su tela, 150 x 100 Cm.). Tela ispirato a Madre Teresa di Calcutta, un “simbolo” di speranza e riflessione. Dal sari, su cui l'uomo in preda allo sconforto s'inginocchia, al rosario rosso sangue che stringe tra le mani, fino alla “cornice” richiamante i colori della “ piccola matita nelle mani di Dio”. L’uomo perso tra i suoi simili, prega in primo piano ed in ginocchio, trasportando una unica chiave di lettura: la speranza.
Domenico Spanò

Nota di redazione: La prima immagine: Tela "Invidia".