piazza san pietro

Il Sud. La Calabria è terra devastata dalla mancanza dello Stato. E quando c’è fa più danni che giustizia! Terra devastata da una reputazione ormai nera che allontana tutti e fa la vedere come la terra del diavolo. Devastata dalla perdita del lavoro e di aziende che falliscono perché il primo “pentito” che si alza la mattina, dopo un passato di crimini e misfatti, decide che è ora di “collaborare” per non andare in galera e campare a spese dello Stato. Il danno e l’amara beffa!
E così “sotto gentile pressione il pentito canta”. E cantando si guadagna nuova identità, soldi lavoro, i soldi veri “guadagnati” con i crimini intanto vengono riciclati in supermercati o paradisi fiscali. E per darsi una credibilità tira dentro Cittadini innocenti. Perché i pentiti fanno così. E tutti lo sanno! Ma intanto intere famiglie vengono tracimate. E per primo i bambini, vittime innocenti di un sistema corrotto che parte dall’alto!
Parlo di varie operazioni di nomi altisonanti. A caso l’”Operazione Califfo” e quello collegato “Operazione All inside” e tanti altri di cui la cronaca giudiziaria è piena.  
Si da spesso troppo spesso per scontato che quando vengono emesse sentenze dai tutori della legge o dal popolo “voce di popolo voce di Dio”, di colpevolezza di soggetti adulti, madri e/o padri, bollandoli come mafiosi, ‘ndranghetisti, lo siano davvero, mafiosi, ‘nndranghtisti. Cittadini bollati come criminali da scomunicare per indagini frettolose e processi  a dire poco da barzelletta. Ma purtroppo di barzellette non si tratta. Qui si gioca con la vita di intere famiglie, messe in ginocchio perché non si mette in opera il codice dei diritti civili e il codice penale.
Cittadini incarcerati dopo sommarie indagini senza prove. Solo perché si trovano in terra di “’ndrangheta”.
medea-200-pxO Cittadini privati dei propri figli, letteralmente a loro sottratti,  perché sotto “estorsione” da parte di madri che facendosi ingravidare avevano puntato al patrimonio del compagno. Parlo di padri vittime e non di madri, non perché anche loro talvolta non  subiscono lo stesso destino, perché le storie di padri vessati e accusati ingiustamente rappresentano la punta di iceberg che affonda in profondità, statisticamente molto ma molto più numerose.
La sottrazione dei genitori ai figli, genitori rappresentati come soggetti criminali, a cui viene tolta la libertà, a cui viene tolta la possibilità e il diritto di crescere i propri figli, di stare accanto a loro e al loro compagno o compagna di vita è un delitto contro la società. Ma prima di tutto contro i figli innocenti. (Per saperne di più su questo argomente leggere una mia relazione portata ad un convegno sul tema di affido condiviso a a quattro anni dall'allaprovazione della legge. Convegno tenuto il 26 Febbraio 2010 al Comune di Roma. Relazione pubblicata sui miei giornali online e ripresa da molti blog del settore. Eccola:" Affido Condiviso, a 4 anni dall'approvazione - Convegno al Comune di Roma ".
http://www.radiocivetta.eu/archivio-mainmenu-44/543-affido-condiviso-a-4-anni-dallapprovazione-convegno-al-comune-di-roma
Questo massacro anche mediatico produce un doppio crimine. Quello di bollare come criminali persone innocenti fino a prova contraria, bollare bambini e adolescenti schiacciandoli con un dolore che non sarà mai lenito.  
Un esempio per tutti. L’arresto preventivo di due anni e quattro mesi al dottore Danilo D’Amico. Il 9 Febbraio 2012. La giovane moglie, Manuela Cupello incinta al settimo mese assisteva in piena notte, dopo ore di perquisizioni da parte dei Ros, all’allontanamento forzato dalla sua casa di suo marito. Incredula. Il figlio, nato due mesi dopo l’arresto del marito. In carcere senza un vero perché. Un figlio mai conosciuto dal padre. Un figlio che non ha mai conosciuto il padre. Di fatto ad oggi orfano di padre.
DANILO DAMICOIl 28 Maggio 2014 una sentenza di primo grado che lo condanna a 13 anni e 4 mesi dopo un processo condotto senza avere avuto la possibilità di farsi ascoltare come avrebbe meritato. Senza la possibilità di esibire prove concrete atte a provare la sua estraneità a faccende di cui Danilo D’Amico è lontano anni luce. Ma a pagare oltre lui, con l’infamia di essere un mafioso, la negazione della sua libertà, la sofferenza di una moglie rimasta sola a crescere due figli, Di quattro anni la figlia, che ne aveva due quando gli è stato portato il padre via di notte mentre dormiva con mamma e papà, sicura tra loro e protetta da loro. Il figlio nato due mesi dopo l’arresto di questo giovane uomo inerme e stordito da quanto gli stava capitando e sta vivendo.
Allora dobbiamo dare a chi viene a visitare la Calabria le giuste informazioni. Chi viene da molto lontano, "dalla fine del mondo", con le intenzioni migliori del mondo a visitare questa terra, non sa che la Giustizia viene negata a molti. Chi ha il dovere di fornire informazione deve dare giusta informazione.  Veritiera e non faziosa. Ma così non è stato.