Perché non viene riconosciuto il diritto a esistere come Persona
Perchè i figli sono usati spesso come un bene aggiunto e scagliati come armi e
i figli gentilmente ricambiano col ricatto affettivo e il fallimento personale

medea Euripide

Che cos’è la violenza. Dal dizionario TRECCANI:
violènza s. f. [dal lat. violentia, der. di violentus «violento»]. –
"...  facendo anche ricorso a mezzi di offesa, al fine di imporre la propria volontà e di costringere alla sottomissione, coartando la volontà altrui sia di azione sia di pensiero e di espressione, o anche soltanto come modo incontrollato di sfogare i proprî moti istintivi e passionali… “

Io da moltissimi anni svolgo la professione di medico. Di pediatra e neonatologo. Nonché di psicoterapeuta esperta in dinamiche familiari, oltre ad altro, e posso dire dopo innumerevoli osservazioni cliniche che quanto vado scrivendo è assolutamente una verità. Ovviamente non è qui la sede per una dissertazione scientifica, ma per accennare al problema immenso. Credo che queste note possano e debbano fare riflettere.
Quando non si riconoscono i diritti di una persona in quanto tale, come il diritto di essere, di amare, di scegliere, si usa violenza. Con il mezzo della seduzione alternato a quello del rimprovero, del disprezzo, dell’allontanamento si esercita violenza. Per tenere alle proprie dipendenze un’altra persona che si ritiene “di proprietà”. Genitori che ritengono i figli delle loro appendici, non riconoscendo loro il diritto di autonomia. Tenendoli legati a vita col bastone e la carota.
Figli, in particolare di coppie separate e divorziate che ricattano i genitori ( in genere vengono manipolati da uno dei due genitori, il più squilibrato e rancoroso). Questi figli, lanciati a mò di bombe molotov entrano come carri armati nella vita di madri e padri ritenendoli colpevoli, in genere con accanimento maggiore nell’esistenza del genitore più debole e manipolabile, ed ersercitano una violenza inaudita con richieste irrazionali e prive di rispetto verso quelle vite che hanno il diritto di esistere e scegliere come vivere e con chi vivere.  Impedendo di fatto che se ne possano ricostruire di nuove dopo il precedente matrimonio fallito.

Ecco illustrato, in poche righe essenziali, come spesso si vada alla deriva, come le famiglie che dovrebbero essere la fucina dove si dovrebbero fare crescere esseri liberi, diventano una trappola. Dove ancora si esercita il ricatto morale, se non addirittura fisico, perché i propri figli si considerano di proprietà senza diritto a sviluppare a pieno le proprie potenzialità e così poi decidere di andarsene per la propria strada.
Dove i figli, come risposta a questa violenza, si vendicano nei modi più svariati ma con la costante della disaffettività.
Queste sono famiglie dove si compiono misfatti, dove si arriva ad ammalarsi come ricatto, si arriva alla depressione, alla droga,  proprio perché non si è riconosciuti come persone da quelle stesse persone che danno la vita e da quei figli che, educati male, ricambiano con la stessa moneta tenendo comportamenti altrettanto ricattatori.
E’ più facile ribellarsi a una violenza fisica manifesta che alle paludose invischianti violenze fatte di promesse e ricatti di tipo psicologico. Esempio. I genitori: se non fai quello che ti dico sei un cattivo figlio e non vali niente. E il figlio: se non fate quello che  dico io mi perderò nella vita e sarà per colpa!

Come si può uscire da questo cerchio maledetto? Come si fa a essere felici al di la di fallimenti matrimoniali, lavorativi e quant’altro? Credo che uno dei pilastri fondamentali sia insegnare il valore del rispetto a esistere al di là delle appartenenze di clan. Il rispetto per la propria individualità. Insegnare a dire grazie. Niente è dovuto. Imparare a essere semplici e umili senza mai essere servili. Imparare a pretendere che la propria dignità non sia calpestata da nessuno. Al di la dei ruoli di essere un genitore o un figlio.

Creare benessere. Creare posti di lavoro. Abbassare le tasse. Ripristinare la figura del pediatra scolastico che riusciva a cogliere i disagi dei ragazzi che sono il sintomo, l’espressione di un disagio familiare. Inserire nelle scuole e nelle aziende la figura di un medico e di uno psicoterapeuta. Professionisti che hanno gli strumenti per operare a risolvere i conflitti. Coltivare il lato spirituale con qualunque credo religioso non integralista.