sergio lupisRisulta estremamente difficile e complicato per tutti tracciare un profilo o solo scrivere un ricordo dell’Ingegnere Sergio Lupis, scomparso improvvisamente, inaspettatamente e prematuramente lo scorso 4 novembre.
Maggiormente difficile risulta a me, che ho trascorso gli ultimi 20 anni della mia vita potendomi poggiare su un pilastro come lui e nutrirmi della sua presenza.
A Sergio devo tantissimo, sia professionalmente, che umanamente e sono ben consapevole che una persona al pari suo non esiste.
La regola della vita è che siamo tutti utili, ma nessuno è indispensabile, tuttavia Sergio costituiva un’eccezione a tale regola, poiché lui era indispensabile, insostituibile per tutti quelli che lo hanno conosciuto, in quanto una figura come la sua non la si troverà mai più.
Ogni chiacchiera con lui si trasformava in una lezione, da cui poter apprendere qualcosa di nuovo, mai sentito prima e, soprattutto, qualcosa che non si trova da leggere sui libri, a cui lui, peraltro, teneva tanto.
Da oggi, sarà impossibile passare per Via Piromalli e non volgere lo sguardo verso la vetrata del primo piano e sarà ancor più impossibile abituarsi all’idea di non vederla illuminata nel futuro o di non trovare per terra, nei pressi del cancello di ingresso, i mozziconi di sigaretta fumati a metà, che segnavano le tracce del suo passaggio.
Mi piace immaginare Sergio che per un attimo apre gli occhi nel bel mezzo della sua cerimonia funebre e, nel vedere la chiesa di Portosalvo stracolma, si stupisce nel constatare che eravamo veramente tutti là per lui.
Sergio non era solo un professionista o un intellettuale, ma era semplicemente un uomo dalla cultura sconfinata, dal carattere estremamente buono, dolce ed umile, mai sgarbato e sempre sorridente.
Lui, se doveva parlare degli altri, del prossimo, parlava sempre e solo in bene, in positivo, dispensando elogi, mentre se qualcuno o qualcosa non gli andava a genio, semplicemente non ne parlava, tenendo gelosamente per sé il suo pensiero, evitando di dispensare giudizi negativi.
Ciò gli consentiva di interloquire con tutti e su tutto, da pari, in modo semplice e senza mai far comprendere al suo interlocutore di essere diversi gradini più in alto.
Sergio era un raro esempio di uomo che ha saputo vivere senza mai tradire i suoi ideali ed anzi applicandoli alla lettera, dopo essersi formato un pensiero ed un convincimento unico nel suo genere, frutto di meditazioni raffinate.
Egli era sostanzialmente un anarchico di sinistra, antifascista ed agnostico, ma aveva contemporaneamente la capacità di criticare la sinistra, di apprezzare le opere del ventennio e di accendere le luci del presepe.
Semplicemente, per lui non esistevano i colori, le bandiere o le magliette, ma esisteva solo il bene ed il male, il buono ed il cattivo, a prescindere da quale parte provenissero bene e male o buono e cattivo.
Sergio era altresì un convinto meridionalista, favorevole alla secessione e convinto che uno Stato meridionale, indipendente, dotato di autonoma moneta, sarebbe dotato di potenzialità tali da poter competere con le maggiori potenze europee e mondiali.
I suoi valori fondanti erano la libertà, la solidarietà ed il lavoro e di essi ha fatto una ragione di vita.
Le sue giornate trascorrevano incessantemente a lavorare ed a spendersi per il prossimo, senza mai nulla chiedere per sé stesso, ben conscio che chiedere equivale a privarsi della libertà.

sergio e domenico lupisCi ha insegnato che i beni materiali, i soldi, servono solo per vivere, le macchine per camminare ed i vestiti per coprirsi e non per ostentare. Lui non ostentava mai, neppure il suo enorme sapere ed apprezzava in regalo più un libro da 15 euro e non un bene materiale costoso. C’è da chiedersi come lui sia stato capace, in tutti questi anni, a plasmare e modellare il suo mondo ideale e viverlo, senza mai cadere in contraddizioni. Semplice: traendo una forza inaudita dalla sua sconfinata cultura, che lo ha reso un gigante anche di fronte ai colossi che via via ha incontrato lungo il suo cammino.
Sergio amava ripetere che ingegnere non è un titolo, bensì un modo di pensare, un modo di essere e che non era difficile avere le sue conoscenze e la sua cultura, poiché bastava leggere e lui leggeva molto. Era un invito a non arrestarsi mai di fronte a ciò che si sa, nella consapevolezza che quello che non si sa è sempre maggiore e che, leggendo e studiando, si può colmare ogni vuoto. Lui leggeva sempre, studiava incessantemente e metteva quotidianamente le sue conoscenze a disposizione del prossimo, senza nulla chiedere ed in perfetta coerenza con il suo ideale di solidarietà. Potrei narrare centinaia di aneddoti ed episodi, tuttavia ritengo prematuro farlo, un po' per non violare la sua riservatezza e la sua intimità, altra caratteristica che lo contraddistingueva ed un po' perché ritengo che i suoi pensieri e le sue opere debbano essere valorizzati adeguatamente, poiché Sergio era un patrimonio inestimabile e dovrà continuare ad esserlo per il futuro, per la locride e per tutto il meridione.Tuttavia, nel salutarlo, ho una certezza: Sergio rimarrà per sempre una figura indelebile nel cuore di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene.