Ci siamo soffermati a riflettere un momento sui danni devastanti che persone stupide posso provocare con i loro comportamenti, sia che siano omissivi sia che non lo siano. Spesso persone stupide sono manipolate e sedotte e posizionate in posti di comando. O perchè discendenti da famiglie potenti o perchè posizionate da " menti esterne" che nascoste dietro di loro, manovrano le cose. I soggetti stupidi, ne abbiamo tanti di fulgidi esempi, mantengono i posti del potere perchè sono marionette nelle mani di gente dotata di  intelligente luciferina.  Criminali nascosti che muovono i fili. Agli stupidi al potere sia che parliamo di quello costituito sia che parliamo del mondo politico, basta apparire. Narciso non è mai morto!
   
Pubblichiamo  alcune note trovate su ricerca in internet
 

Il termine stupidità deriva (sec. XIV) dal verbo latino stùpeo = son stordito, resto attonito.

Così come nello studio della psicologia la “stupidità” non si è mai discostata dal concetto di stupore, lo "stupido" è colui che non sa dominare il circostante, e le situazioni, con tutti i loro fenomeni: ne resta attonito, spiazzato. L'inetto sveviano (vedi Italo Svevo) è un tipico esempio di "stupido": di fronte al bivio non saprà mai che direzione imboccare.
C'è da dire in effetti che originariamente la stupidità ha due accezioni distinte. Una vede una condizione d'incapacità o insensibilità, indotta da meraviglia, sorpresa; l'altra una condizione duratura, come dire un handicap.

Nel latino il suffiso -idus, (da cui stupidus, "stupido") è proprio di aggettivi verbali col senso di qualità durevole. Da quì la prima controversia: la stupidità è uno stato costante, è un handicap?

Letteralmente stupidità ("stupiditas") indica torpore e intontimento. Oggi ne resta una traccia vaga: ad esempio la differenza fra "instupidito" (appunto intontito, infiacchito, mentalmente stanco) e "stupido". Gli antichi consideravano la stupidità una passione: subire gli avvenimenti senza avere potere su di essi. Così lo stupido era immobile di fronte alle situazioni. Il discorso è molto diverso per una cosa come i vizi, che sono misfatti, azioni moralmente riprovevoli: sottointendono necessariamente un'attività, da parte del "vizioso". Al contrario si può dire che l'accezione storica vede la stupidità come qualità. In senso caratterizzante, e in questo passiva.

Generalmente lo stupido è colui che ripete inconsciamente i propri errori, è incapace di corregerli, regolamentarsi. Non è in grado di scegliere che strada imboccare. "Molti fattori del comportamento umano, intrinsecamente diversi dalla stupidità, possono contribuirvi". In questo senso è giusto riferirsi a concetti come l'ignoranza, presunta "sorella" della stupidità. Non è il caso di una cosa come la paura, sentimento tipico nell'individuo "stupido"

Certo compiere una "stupidaggine" è ben diverso dall'essere un individuo stupido. Imboccare la direzione "sbagliata" non fa l'uomo stupido. È scegliere di tentare, e non è stupido. È giusto ricordare questa differenza, ma si torna sempre alla stesso bivio:

 • Compiere azioni stupide fa l'uomo stupido
• l'uomo stupido può compiere solo azioni stupide.

La risposta al quesito è nell'evoluzione sociale della specie, nella civiltà e nei suoi linguaggi.