Ho visto sere fa, su rai 1, in un attacco di masochismo acuto, il colossal " Il Commissario Montalbano: Il gioco delle tre carte" una delle perle di letteratura di Andrea Camilleri. Notissimo e osannato scrittore contemporaneo vivente siciliano. Meno male che Leonardo Sciascia è morto da tempo, non avrebbe retto al colpo! La cosa sconcertante è che il film, se così lo vogliamo chiamare, sia stato mandato in onda in prima serata, alle ore 21,10 su rai1, rete ammiraglia (?) della rai. La trama è imperniata su un madornale errore giudiziario, sbrogliato dopo vent’anni dal nostro commissario, burbero ma dal cuore d’oro. Storia: un giovane e bell’ architetto di splendide speranze, è fidanzato con una bella mora.

La mora, un poco zoccola, lo molla e sposa il socio e amico del nostro architetto, un ingegnere, considerato più ricco. Ma con gli ormoni non si scherza e la nostra dama ha bisogno anche delle focose attenzioni dell’architetto e intreccia con questi una tresca, alle spalle del marito. Ma il nostro giovane architetto: primo, non vuole tradire la fiducia dell’amico cornuto; secondo: vuole tutta per sé la zoccola e quindi le propone o la fuga d’amore e se non ci sta, lo spifferare tutto all’amico con il risultato che questi la lascerà e lui se la papperà con passione. Ma la Circe non ne vuole sapere. Il marito è ricco e lei non vuole mollare l’osso. A lei va bene mantenere le cose così come sono, marito e amante . Ma il focoso innamorato rischia, con i suoi propositi, di far saltare i suoi programmi, cosi decide di far uccidere il marito e far ricadere la colpa sull’amante. E la zoccola si libererà d’un colpo solo dell’innamorato, diventato incontrollabile e canterino e del marito, comunque perso nel momento in cui saprà la verità. (Racconterà così alla fine, come attenuante, in una confessione a mezza bocca all’imperturbabile commissario Salvo Montalbano, A sua attenuante, lei era nata povera e non poteva perdere gli agi acquisiti con il matrimonio). E cosi organizza l’omicidio del marito assoldando un picciotto della mafia. Fa rubare la pistola del giovane pirla innamorato e con questa viene ucciso il povero cornuto. Ovviamente l’architetto non ha un alibi. Aveva un appuntamento con la sua bella che lo fa aspettare tutta la notte e non si presenta. Di proposito. Nel contempo si consuma l’omicidio. Ergo, stabiliscono i giudici, l’architetto non ha alibi, il morto è stato ucciso con la pistola dell’amante, dunque questi è colpevole! (Non pare che per lo scrittore Andrea Camilleri i magistrati siano dotati di molto acume, ma di una logica elementare). Per i tre gradi di giudizio si conferma il verdetto. Colpevole di omicidio. Dopo vent’anni di galera il nostro ancora innamorato architetto, scontata l’ingiusta pena, esce dal gabbio. A questo punto entra in scena il nostro maschio Montalbano, che con la sua acutezza, in battute solitarie e cene a base di broccoli a casa di poveri testimoni, in escursioni senza mandato in case private e al momento in assenza dei legittimi proprietari con annesse perquisizioni, sempre senza mandato e senza cellulare (telefonico e su quattro ruote), senza scorta o uno straccio di collega, con un c… pazzesco scopre la verità! All’anima della legalità! All’anima che acume! Il commissario-investigatore Montalbano scopre che l’architetto è innocente! Convoca in commissariato, nel segreto del suo ufficio, la donna, la zoccola per intenderci. La signora, dietro la logica stringente del nostro investigatore (avrà fatto un corso accelerato a Parma?), strafottentemente confessa. Intorno nemmeno un soldato semplice. Soli. Neppure una registrazione ambientale! Eppure il fatto si svolge ai nostri giorni, dove le intercettazioni sono pane quotidiano, non si negano a nessuno, anche nella sacrestia ci sarebbero le cimici. La vedova confessa ma baldanzosa dice che non ci sono prove ed esce di scena vittoriosa! Il nostro Montalbano resta come un baccalà. E c’è di più! Il nostro commissario, virile e rozzo ma dal cuore di burro, trova un altro testimone chiave, il padre del fù picciotto che uccise l’ingegnere, che sa tutto e può scagionare il povero architetto. Non ha nulla da perdere, è un vecchio deluso dalla vita e il suo figlio killer, il fù picciotto, è morto ammazzato per sua mano, non condividendo, il vecchio siciliano le scelte mafiose del suo pargolo. Il vecchio confessa tutto al nostro eroe Montalbano. Dunque ora si potrebbe riparare a quanto subito dall’architetto. Riabilitarlo da un’accusa infamante e devastante, risarcirlo economicamente, visto che certo non navigherà nell’oro e non troverà un lavoro dietro l’angolo. Uno che esce dalla galera con il bollo di omicida, al massimo troverà un posto letto alla Caritas, forse. E consegnare alla galera la vedova e zoccoletta. Invece no. il nostro commissario, sempre siciliano, la vicenda si svolge nella ridente isola, fa il giustiziere al latte di bufala. Tace. Il commissario Montalbano chiude il caso decidendo in solitaria per motivi romantici… Tiene questa amara verità nel profondo del suo cuore e guarda il mare con sguardo penetrante…cosa penserà? Noi siamo troppo prosaici per capire! Un grande scrittore, Andrea Camilleri, se è così che rappresenta la giustizia a Licata, ridente località siciliana, e gli uomini.

Grandi uomini di pensiero gli ammiratori di Camilleri.

Grandi uomini di azione quelli che mettono in prima serata una tale minchiata ( per parafrasare Salvo ) non relegandola invece alla spazzatura.

 

Rosalia