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RadioCivetta pubblica la biografia  del Senatore Antonio Gava, deceduto l' 8 di questo mese di agosto 2008.
 

"Fu colpito da un avviso di garanzia nel 1993.
Gava, dopo tre giorni di carcere a Forte Braschi, si ritrovò agli arresti domiciliari dal settembre 1994 al marzo 1995.
Fu poi sospeso in via cautelare dal Consiglio dell'ordine degli avvocati.
Il 19 maggio 2006 fu definitivamente assolto in primo grado e in appello, con una sentenza irrevocabile per «mancata impugnazione» ".
 

 






Parlamento Italiano Camera dei deputati On. Antonio Gava
Luogo nascita Castellamare di Stabia
Data nascita 30 luglio 1930
Luogo morte Roma Data morte 8 agosto 2008
Titolo di studio Laurea in Giurisprudenza
Professione Avvocato e giornalista
Partito Democrazia Cristiana
Legislatura VI, VII, VIII, IX, X

Gruppo Democrazia Cristiana
Collegio Napoli
Nomina senatore a vita


Antonio Gava (Castellammare di Stabia, 30 luglio 1930 – Roma, 8 agosto 2008) è stato un politico italiano, appartenente alla Democrazia Cristiana e alla corrente "Alleanza Popolare" (Grande centro "doroteo") di cui fu uno dei leader, con Arnaldo Forlani e Vincenzo Scotti.
Figlio d'arte (il padre Silvio è stato 13 volte ministro, tra gli anni cinquanta e settanta).

Viene eletto in parlamento per la prima volta nel 1972 (VI legislatura); nel 1980 ricopre il suo primo incarico di governo, ricopre infatti la carica di ministro dei Rapporti con il Parlamento (Governo Forlani), in seguito sarà per tre volte ministro delle Poste e telecomunicazioni (Governo Craxi I, Governo Craxi II, Governo Fanfani VI), ministro delle Finanze (Governo Goria) e due volte ministro dell'Interno ( Governo De Mita e Governo Andreotti VI), nel 1990, in seguito ad un ictus, sarà costretto a dimettersi da questa carica.

I problemi giudiziari  

Antonio Gava fu accusato di ricettazione e associazione mafiosa; è stato prescritto per il primo reato e assolto per il secondo. Per la ricettazione fu condannato a 5 anni in primo grado, a 2 anni in appello e in Cassazione scattò la prescrizione.

Per quanto riguarda l'associazione mafiosa, fu colpito da un avviso di garanzia nel 1993. Gava, dopo tre giorni di carcere a Forte Braschi, si ritrovò agli arresti domiciliari dal settembre 1994 al marzo 1995. Fu poi sospeso in via cautelare dal Consiglio dell'ordine degli avvocati. Il 19 maggio 2006 fu definitivamente assolto in primo grado e in appello, con una sentenza irrevocabile per «mancata impugnazione».

Le motivazioni della sentenza di assoluzione, tuttavia, confermano la contiguità di Gava con la camorra: « Ritiene la Corte che risulti provato con certezza che il Gava era consapevole dei rapporti di reciprocità funzionali esistenti tra i politici locali della sua corrente e l'organizzazione camorristica dell’Alfieri, nonché della contaminazione tra criminalità organizzata e istituzioni locali del territorio campano; è provato che lo stesso non ha svolto alcun incisivo e concreto intervento per combattere o porre un freno a tale situazione, finendo invece con il godere dei benefici elettorali da essa derivanti alla sua corrente politica: ma tale consapevole condotta dell'imputato, pur apparendo biasimevole sotto il profilo politico e morale, tanto più se si tiene conto dei poteri e doveri specifici del predetto nel periodo in cui ricoprì l'incarico di ministro degli Interni, non può di per sé ritenersi idonea ed affermarne la responsabilità penale. 

L'imputato aveva piena consapevolezza dell'influenza esercitata dalle organizzazioni camorristiche operanti in Campania sulla formazione e/o l'attività e del collegamento dei politici locali con i camorristi, sicché non potrebbe neanche ritenersi che egli si sia interessato della politica locale senza rendersi conto del fenomeno della compenetrazione della camorra nella vita politica, alla cui gestione avrebbero provveduto, a sua insaputa, gli esponenti locali della corrente [

Appare evidente che la consapevolezza da parte dell'imputato dell'infiltrazione camorristica nella politica campana, insieme allo stretto rapporto mantenuto con gli esponenti locali della sua corrente e con le istituzioni politiche del territorio medesimo, nonché all'omissione dei possibili interventi di denuncia e lotta al sistema oramai instauratosi in zona, costituiscono elementi indiziari di rilievo da cui potersi dedurre la compenetrazione dell'imputato nel sistema medesimo, secondo quanto posto in rilievo dalla Pubblica Accusa. 
Il Gava non risulta essersi concretamente attivato, quale capocorrente della Dc o nelle sue funzioni ministeriali, per porre un argine al fenomeno della contaminazione politica da parte della criminalità nel territorio campano; come nessuna iniziativa ha adottato per la sospensione dei consiglieri comunali, di cui pur conosceva la contiguità alla camorra, sospensione resa possibile dalla Legge entrata in vigore quando era ancora ministro degli Interni. »

(Motivazioni della sentenza)

 Nel corso degli interrogatori al pentito di camorra Pasquale Galasso il nome di Gava venne fuori diverse volte.

Ecco una breve estrapolazione di un interrogatorio del 1993:
« Presidente Luciano Violante: E nessuno si era accorto che eravate là?
Pasquale Galasso: No; in quel momento venni a sapere da Alfieri e Alfieri dallo stesso Nuvoletta che non c'erano problemi, neanche per quanto riguardava le forze dell'ordine che lui riusciva a controllare, riusciva a darci tranquillità. La nostra perplessità derivava dal pericolo che durante le nostre riunioni potessero intervenire i carabinieri facendo accadere un marasma. Nuvoletta invece ci ha sempre tranquillizzati e talvolta io e Alfieri abbiamo visto, scendendo da Vallesana, la masseria dei Nuvoletta, qualche auto dei carabinieri appena fuori dell'abitazione di Nuvoletta. Quella per noi era la dimostrazione che Nuvoletta era ben protetto. Ricordo che all'epoca Nuvoletta era in stretto rapporto con un politico nazionale di grosso rilievo.
Presidente Luciano Violante: Chi era?
Pasquale Galasso: Gava. Questo perché se ne parlava durante le riunioni; talvolta io, Alfieri e qualche altro componente della sua organizzazione abbiamo pranzato con Lorenzo Nuvoletta su esplicita sua richiesta. Quindi se ne parlava perché vedevamo un'ostentata tranquillità a casa di Lorenzo Nuvoletta mentre a quell'epoca anche l'abitazione dell'ultimo malavitoso era soggetta a perquisizione. »

(dichiarazioni rese dal pentito Pasquale Galasso alla Commissione Parlamentare Antimafia, presidente Luciano Violante, il 13 luglio del 1993 )

Nel corso del 2006, la difesa (portata avanti dal nipote dello stesso Gava, Gabriele Gava) rese poi noto che Antonio Gava chiederà un risarcimento allo stato per un valore di circa 38 milioni di euro.

In particolare, la richiesta economica fu inoltrata in questi termini: • 3.300.000 euro per non aver potuto svolgere attività professionale (la reintegrazione nell'ordine avvenne solo 11 anni dopo) • 10 milioni di euro per danno fisico • 10 milioni di euro per il danno morale • 15 milioni di euro per il danno all'immagine

La difesa esibì anche referti medici per dimostrare i danni subiti dall'ex esponente della DC.
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