Gli interessi dei governanti di tutto il mondo devono essere tutelati. Pertanto, avendo dalla loro le redini dell’informazione mediatica, fanno diffondere comunicati che da una parte che colpevolizzano e terrorizzano l’uomo, dall’altra gli indicano i rimedi da seguire. Così deviano l’attenzione su un falso problema e loro ingrassano. Veniamo al dunque:
Sin dalla metà della metà della fine del secolo scorso si parlava di
ecologia e quasi nessuno sapeva il significato di questa parola,
neanche chi aveva studiato e preso la laurea. Ora, un poco la
pubblicità, un poco i vari governi, un poco chi ha grossi interessi e
un poco i verdi e i gialli (per i loro interessi e sopravvivenza)
quotidianamente ci martellano, incutendoci paura di inquinamenti e di
morte. Siamo già nel limbo, ad un passo dall’inferno, e gli scienziati
lo sanno benissimo che se il sole, unica fonte di vita, con le sue
macchie capricciose, non modererà questa altalena di espansione e di
restringimento delle sue macchie, che ha cicli precisi undicennali,
tanto da disturbare le trasmissioni radio di una certa lunghezza, le
cose andranno male per gli umani.
L’uomo è responsabile di minima cosa
di fronte a questa catastrofica apocalisse di distruzione che si sta
presentando e non bisogna essere Nostradamus per capirlo e saperlo. Nei
millenni passati e anche nei milioni di anni scorsi, ci sono state
delle ere glaciali e non. I ghiacciai sono arrivati all’equatore e solo
con l’immaginazione si può arrivare a capire la catastrofe. Quindi
l’uomo è relativamente responsabile del calore di pochi gradi
centigradi che si sta verificando sulla terra da un pò di tempo. Da
sapere che il sud d’Italia, al tempo dell’impero romano, era,
d’inverno, sotto ghiaccio.
Le fiumare della Sicilia e della Calabra
erano gelate. Anche cinquanta anni fa le tegole dei paesi collinari
calabresi avevano d’inverno le “candelelle”, ossia lunghe spade di
ghiaccio al punto di scolamento. L’innalzamento di temperatura che
stiamo assistendo dipende dalle protuberanze del sole e anche in
piccolissima parte per l’operato dell’uomo con gli scarichi di gas dei
carburanti. Questo fatto di “scarico” può cessare in un baleno se si
mettono da parte grossi interessi economici di petrolieri e capi di
governo. Si sa benissimo che le risorse petrolifere possono durare
ancora altri quaranta anni e non di più e bisogna ricorrere ai ripari.
I ripari sono possibilissimi. Si passa direttamente all’idrogeno che è
energia pulitissima e non finisce mai.
L’uno per cento di tutto ciò che
vediamo e tocchiamo è idrogeno, che ha il vantaggio di tornare a ciò
che era prima, senza rompere equilibri naturali. Ha un potenziale
energetico superiore di tre volte quello del petrolio: un grammo di
idrogeno sviluppa 30.000 calorie mentre un grammo di benzina sviluppa
10.000. E’ disponibile in quantità illimitata: Un Km. cubico di acqua
contiene 113 milioni di tonnellate di idrogeno equivalenti all’intera
produzione energetica del Medio Oriente per un anno, e bruciando
produce solo acqua. L’idrogeno non finisce mai Ma non si vuole arrivare
ad usarlo. E’ più sicuro sulle automobili: una macchina a benzina è una
bomba incendiaria sulle strade, una macchina ad idrogeno non lo è.
Ho un amico che ha ottenuto l’unico brevetto industriale mondiale di un motore alimentato ad idrogeno ed acqua che porta il numero 1032100 ed è di 33 anni or sono. Allora non si sapeva cosa fosse l’idrogeno. Ha percorso centinaia di chilometri su strade con una seicento con motore ad idrogeno. L’idrogeno è a portata di mano, basta saperlo chiedere a madre natura. Essa te lo offre su un piatto d’argento ed è felice di dartelo, non la offendi, anzi ti complimenta regalandoti cicli naturali di vita non solo per te, ma anche per gli altri due regni, vegetale e minerale. Il petrolio potrebbe servire per preparare medicine, unguenti, vernici ed altro, ma non essere usato come carburante. C’è il combustibile idrogeno che basta ed avanza. Ma se si utilizzasse gli interessi lesi sarebbero troppi! Non si può fare! Meno male che la natura è provvida, è buona, è permessiva ma guai ad offenderla.