matteoli.jpgLA DISORGANIZZAZIONE DELL’APPARATO STATALE

Sembra che il Ministro Matteoli, frastornato da tutti questi ultimi eventi che si sono succeduti tra i quali il grosso problema dell’Alitalia, non riesca a cogliere il bisogno urgente della ristrutturazione radicale del Ministero di cui Egli è il Responsabile.

Mentre i Suoi colleghi Ministri cercano di ristrutturare i propri dicasteri dal caos lasciato dal precedente Governo, nel Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non si rileva alcun alito di vita.

Tutto tace! Per il ricongiungimento dei due Ministeri occorre innanzi tutto ricompattare  per l’ennesima volta le competenze ancora una volta divise. E’ la seconda volta che accade. Però nessun provvedimento fino ad oggi risulta che sia stato adottato in proposito. Qualora fosse stato fatto allora è “ top secret”.

Non si parla nemmeno dell’attuazione completa di quel decreto al quale è allegato la graduatoria di merito dei Dirigenti Generali che risale al concorso del maggio 2004.

Però i consistenti stipendi di questi Dirigenti tenuti a disposizione corrono, ma che importa intanto sono a carico dei contribuenti i quali sono soggetti a carichi fiscali insostenibili.

L’unico ad essere contento di tale disorganizzazione è l’On. Brunetta, il quale non deve corrispondere ai funzionari di detto Ministero i premi di produzione promessi ai più virtuosi  e quindi ne consegue un consistente risparmio.

Una delle carenze del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è quella relativa al funzionamento del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici perché attualmente non ha più alcuna attività di rilievo. Non vi sono progetti di una certa rilevanza da esaminare e se ve ne sono intraprendono altre vie!

Nei tempi passati, oltre l’esame tecnico dei progetti, di una certa rilevanza, si procedeva anche all’emanazione di normative riguardanti: l’aggiornamento di nuove tecniche di costruzione; l’idoneità per l’impiego di nuovi materiali; la collaudazione dei lavori; e soprattutto la verifica dei prezzi delle categorie di lavorazioni di competenza dello Stato al fine di valutarne i costi progettuali.

Viene spontanea una domanda: perché tale Organismo non viene posto nella condizione di operare? Sarà la grande imprenditoria che non vuole essere controllata?

Oggi i grandi imprenditori dettano legge operando non più da costruttori ma da grandi amministratori dei soldi pubblici (quelli nostri) e a loro piacimento facendo lavorare piccoli impresari con prezzi stracciati mentre essi si fanno pagare dallo Stato fior di miliardi e riescono addirittura ad ottenere, molte volte a trattativa privata, i lavori in concessione per fare il proprio comodo con indennizzi favolosi senza alcun controllo.

Hanno ottenuto persino, fra tante concessioni, anche l’indennizzo, su  ogni appalto, per la sicurezza e la salute di attuazione nei cantieri temporali e mobili ( v. D.vo 16 agosto 1996 n. 494) mentre è alla conoscenza di tutti quelle morti bianche che si susseguono giornalmente nei cantieri.

Per quanto attiene poi all’impiego della mano d’opera  essa è prevalentemente quella extra comunitaria perché viene ancor di più sfruttata e mal pagata. Tale mano d’opera non solo è impiegata nei lavori privati ma anche quelli pubblici di competenza dello Stato.

E la Corte dei Conti? Non controlla a preventivo ma non lo fa nemmeno a consuntivo!

Altre competenze che spetterebbero all’unito Ministero, Infrastrutture e Trasporti, sono le emanazioni delle normative sulla sicurezza stradale.  Nessun provvedimento restrittivo efficace è stato fino ad ora intrapreso per limitare la velocità dei Tir ed anche delle autovetture nelle strade urbane ed extra urbane nonostante i quattromila e più incidenti mortali.

Si pensi che per un cataclisma chiamato terremoto, che ha causato complessivamente nel Belice, Friuli, Irpinia circa settemila morti, sono state adottate tutte le tecniche di costruzione nella edificazione di nuove case per far fronte ad un nuovo eventuale malaugurato sisma, mentre per le morti sulle strade non sono stati fino ad ora adottati provvedimenti adeguati.

Quindi sarebbe opportuno intervenire per attenuare il fenomeno con una ferma decisione condannando senza attenuanti chi guida in stato di ebbrezza dovuto all’alcool ed ancor peggio della droga.  Questi dovrebbe essere punito esemplarmente con il ritiro della patente non temporanea ma definitiva ed essere processato per direttissima con l’accusa di omicidio volontario.

Il Ministro Matteoli, per risolvere i problemi del Suo Dicastero, deve scendere personalmente in campo e con la Sua grande capacità organizzativa arrestare questo funesto fenomeno delle morti sulle strade e procedere alla riorganizzazione efficiente di tutto il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Ministro  l'unito popolo Italiano, quello del contribuenti, Le sarebbe profondamente grato!