ernesta marando giuseppe liperaRitratto dell'Avvocato Giuseppe Lipera   Profilo avv_g_liperaprofessionale e umano.
Domanda:Sicuramente i nostri lettori saranno interessati a conoscere quali circostanze della vita e quali profonde motivazioni la abbiano spinta ad intraprendere la carriera di avvocato penalista.
Risposta:No, non pensavo affatto alla professione di avvocato. A me piaceva la divisa, l'Arma di Carabinieri, l'attività atletica, però quando ho compiuto diciotto anni, già avevo passato le visite preliminari e la cosa stava diventando seria hanno cominciato a crederci i miei genitori e allora mio padre mi mandò “il ministro degli esteri, il corpo diplomatico” mia madre, a dirmi:”ma che vai a fare l'ufficiale dei Carabinieri, noi perdiamo un figlio. Hai fatto la maturità ora ti iscrivi in giurisprudenza e cominci a lavorare con tuo padre”. Io, per amore di mamma dissi:” va bè” e mi iscrissi a giurisprudenza e subito mi misi a lavorare con mio padre che era avvocato. Avevo diciotto anni. Noi avevamo lo studio in casa, da bambino non dicevamo “casa Lipera” ma “studio Lipera” ventiquattr'ore su ventiquattro. Così diventai avvocato.
Domanda: Penalista perchè? Perchè scelse di occuparsi di penale?
Risposta: Questa è bella. Io iniziai quindi a lavorare con mio padre da subito e non avendo i titoli non potevo che fare un lavoro interno. Facevo comparse scritte, memorie scritte al punto di innamorarmi del diritto civile.
Domanda: Suo padre era un penalista o un civilista?
Risposta:Mio padre, premesso che è di un'altra generazione completamente diversa, fa un percorso esattamente contrario al mio. Inizia da penalista, fa il penalista, si converte a civilista per motivi di sopravvivenza. Io invece inizio a fare il civile e mi appassiono tantissimo per il civile e quando mio padre, dopo che diventai avvocato, a ventisette anni, cominciò a dire: “ora sei grande facciamo qualche causa penale con me” io risposi:” no papà, che schifo”. Invece alcuni mesi dopo incontrai un tale che si chiamava Enzo Tortora e mi convinsi che era innocente e quindi c'era bisogno dell'avvocato. E mi sono convertito a penalista. I primi anni furono duri perchè io riconoscevo in me stesso le arti oratorie eccetera, ma lo sapevo solo io.
Domanda:”Nulla accade a caso”scriveva così Suo padre Pietro nel Suo libro dal titolo “Mondo esoterico” che Lei, con gran devozione di figlio ha fatto ristampare nel 2003 dalla casa editrice Papiro. Suo padre che era avvocato ed amico di Massimo Inardi, medico e parapsicologo, morti entrambi nel 1993 credeva ai fenomeni sopranaturali. Lei cosa ne pensa del “nulla accade a caso”?
Risposta: Io non lo sapevo, apprendo adesso che sono entrambi morti nello stesso anno. Io sono molto fatalista e più cresco più divento fatalista. Vero è che la vita, la nostra vita dipende da due fattori: quello che ci mettiamo noi e quello che la vita ti dona. Però, però c'è una variabile che è il destino e secondo me è la variabile più importante. Basta un incontro, basta un minuto arrivare prima ad un appuntamento o arrivare dopo e ti puoi giocare anche la vita...
Domanda: E il caso esiste o non esiste?
Risposta: Si, si, si. Decisamente esiste. Non si può andare contro il desino, assolutamente.
Domanda:Vuol dire che “tutto è scritto” o almeno una buona parte?
Risposta: Io non lo so se è scritto o si va scrivendo. So che l'uomo, l'uomo in quanto animale anche se un po', un po' troppo forse intellettualmente evoluto, è comunque un animale, corrisponde a questi connotati, c'è poco da fare...
Domanda
:Può raccontarci qualcosa di più sui rapporti tra Suo padre e Massimo Inardi? Il medico e parapsicologo le cui  vittorie straordinarie a Rischiatutto di Mike Buongiorno negli anni '70 sono note a tanti.
Risposta: Io ero ragazzo all'epoca e ricordo proprio questo, che studiavano domande difficilissime per cui questo si metteva in sintonia telepatica con chi aveva predisposto le domande e quindi le risposte oppure era impossibile saperle. Si era arrivati a questo punto. E poi venne fuori che era parapsicologo. Ne dubitarono. Ci fu una campagna contro, che conoscesse le domande, lo ritenevano un impostore eccetera. La verità è che la telepatia esiste. Poco fa io ho avuto questo fenomeno di precognizione. Prima di entrare in questa casa, né dai nostri dialoghi mai... abbiamo parlato di giustizia di medicina, mi sembrava che in questa casa ci fosse un pianoforte, proprio me lo sentivo e infatti quando lo vidi là dissi a me stesso “guarda un pò”. Questo è fenomeno di precognizione, cioè  tu vedi prima, ma si ricollega sempre alla ipersensibilità di noi tutti, evidentemente Lei ha la casa con il pianoforte e parlando al telefono con me lo comunicava senza dirmelo, io lo sentivo. Telepatia? Se è vero a quel punto io non lo so. So che mio padre ci credeva tanto in questa cosa, fece dei convegni bellissimi attraverso i quali io scoprivo, ad esempio,  che i russi hanno fatto degli studi interessantissimi sulla telepatia che era l'unico modo per fare delle comunicazioni con i servizi segreti e non essere intercettati. Quindi è una cosa vera.
Domanda: Lei partecipò mai ad uno di questi esperimenti?
Risposta: No. A questi esperimenti no. Ho visto, si ho visto una volta un fenomeno di... non ricordo come si chiami esattamente il fenomeno. Comunque una anziana signora che comincia a scrivere cose di cui non sa nulla ... una medium...
Domanda: Può tracciare per i nostri lettori un profilo sotto l'aspetto umano del suo cliente Dr. Bruno Contrada? Senza entrare in merito, se lo ritiene, alla Sua vicenda giudiziaria.
Risposta: no, possiamo entrare nel merito. Dal punto di vista umano lo conoscevo a distanza. Conoscevo Contrada a distanza perchè avevo vissuto vicende processuali simili e a naso già intuivo di che si potesse trattare, di errori madornali che faceva la magistratura. A naso. Quando poi si scoprì a distanza di anni che l'accusa contro Contrada non si elevava oltre l'ipotesi del suo concorso esterno in associazione mafiosa, quindi nel nulla, oltre al nulla non andava, nulla di concreto, alla fine c'è la conferma più assoluta  Conferma che poi a distanza... Perchè stiamo parlando della Sicilia. La Sicilia è grande. Un grande Stato in realtà. Queste sono vicende accadute nel palermitano e io sono nel catanese quindi seguivo i giornali, tutto qua. Quando poi nel 2001, mi pare, fu assolto in Corte d'Appello ebbi la conferma. Poi improvvisamente nel frattempo seppi che quell'assoluzione veniva riformata, veniva annullata dalla Cassazione. La Cassazione disse che non gli piaceva come era scritta quella sentenza. La nuova Corte d'Appello invece lo condannò e perciò ci fu la conferma. Ricordo però per i presenti che quando aprii il computer e c'era l'agenzia ANSA del 10maggio, 11 maggio del 2007 e lessi la condanna mi misi a gridare. Non conoscendo l'uomo, non conoscendo il processo. Niente. Poi ho conosciuto l'uomo. E ho avuto i riscontri oggettivi di quello che io pensavo a distanza. Devo dire che è una persona eccezionale. Proprio una gran brava persona. Dopo due minuti che ero lì con lui al carcere militare di Santa Maria Capo Vetere, io dissi nella mia testa”frangar non flectar” io mi spezzo ma non mi piego. E ha patito quello che ha patito per questo suo brutto, fra virgolette, carattere. E' una persona adorabile come sentimenti, una cultura che fa paura, una lucidità mentale...
Ecco qui noi in procedura civile studiamo l'Istituto del cosidetto “chiesto e pronunciato”. Cioè tra  chiesto e pronunciato ci deve essere corrispondenza. Se io chiedo un bicchiere tu non mi puoi portare un asciugamano. Ecco, qui viene violato perché abbiamo il corpo di una persona purtroppo anziana, debilitata, c'è poco fa fare, la vita è questa. Il corpo di un settantasettenne un animo e una mente di un uomo giovane, brillante, con tanta saggezza nell'esperienza e che non ha nulla a che vedere con quel corpo che se ne sta andando, in contrasto enorme. Io mi sento arricchito. Io ho lavorato gratis, perchè lui mi disse: io non me lo posso permettere. Si era convinto che io ero un avvocato di grido. E io gli dissi: “guardi che io non voglio una lira, io voglio solo avere il piacere di difenderla”. Non mi credeva. “Glielo metto per iscritto”. Appena gli ho detto queste parole  ha risposto:” affido il mio destino nelle Sue mani”. E siamo riusciti in sette mesi a portarlo a casa.  E siamo riusciti in molto meno di sette mesi, in pochissimo tempo, a far si che milioni di italiani ora sono convinti della Sua innocenza. Mi pare un trionfo. Se avessi di che vivere avrei abbandonato di fare l'avvocato. Mi sento gratificato, ho finito.
Domanda: Mi sembra una storia veramente incredibile...
Risposta: E ancora continua, non è finita...
Domanda: Ora cambiamo argomento. Le vorrei chiedere Chi è Carlo Parlanti? Che cosa L'ha spinta ad assumere la Sua difesa?
Risposta: Le pressioni da parte della Sua Donna. Purtroppo sono fatto male, amo il giusto, è più forte di me. Ho subdorato che non era giusto, mi sono fatto dare tutto il materiale, l'ho fatto studiare in studio. Quando un giovane praticante, quindi un'anima nobile e pulita ti dice:” questo è stato erroneamente condannato” e non te lo dice un vecchio lupo, te lo dice... come quel cagnolino là ( e indica il cocker che accoccolato su un tappeto lo guarda con i suoi occhioni), allora non lo possiamo tradire noh? E allora ho detto:” va bé, forse è vero”. Mi sono recato a Milano sempre per cedere a queste pressioni, e ho assistito ad uno spettacolo teatrale meraviglioso, un monologo fatto da un giovane attore che in quindici minuti rende tutta la storia e con un pathos da fare impazzire. E allora non ho avuto dubbi e ci stiamo come al solito buttando  come si suol dire “ cu tuttu u sceccu”: con tutto l'asino, con tutti noi stessi in questa storia senza guadagnare una lira ma non ha importanza. Questo ragazzo è veramente innocente.
Domanda: Chi è esattamente, di cosa è accusato?
Risposta: Carlo Parlanti è un professionista. Ho conosciuto la madre che dice:” è il migliore dei miei figli.  Su di Lui facevo molto affidamento, era il faro della casa”. Era una persona brillante tanto da lavorare in molte aziende. E' un manager informatico, un ingegnere informatico, ha lavorato per le più grosse multinazionali del mondo tant'è che è stato molto in giro, dall'America all'Irlanda. Pare che abbia avuto una storia con una donna in California donna che pare avesse dei problemi mentali. Lui se ne voleva andare e infatti se n'è andato e questa per ripicca lo ha denunciato e si è inventata di sana pianta una storia di strupro.
Domanda: Quanti anni aveva all'epoca Carlo Parlanti?
Risposta: Questa storia risale al 2002, lui è del '64, stiamo parlando di sei anni fa. Lui ne aveva trentotto. Lei sei anni di più, quarantaquattro, era divorziata e con un figlio.
Carlo Parlanti va via e per tre anni non sa nulla di questa denuncia a suo carico.Tre anni dopo, mentre sta venendo in aereo in Italia dall'Irlanda fa scalo in Germania e viene arrestato all'aeroporto. Ancora non è entrato nemmeno sul suolo tedesco. E l'arrestano. Lui casca dalle nuvole. Non capisce né perchè né per come. Parla tante lingue ma non parla il tedesco. Per farla breve, undici mesi dopo, undici mesi dopo e già il tempo spiega tanto, viene estradato negli Stati Uniti. La Germania lo tiene in carcere per undici mesi ma non è convinta di estradarlo, dopodichè lo portano là ( negli Stati Uniti) e lo processano in quattro e quattrotto e lo condannano a nove anni di carcere con prove che non provano niente. Non è vero. Tutto il frutto di una mitomane. E’ questa la storia di Carlo Parlanti. I genitori abbandonati hanno dato fondo a tutto quello che avevano e a tutto quello che non avevano, mi dicono che hanno speso un sacco di soldi. Anche per mangiare e per fare un colloquio con Lui che significa prendere un aereo e andare a finire in California, nella contrada di Ventura. Comunque tutti questi motivi mi hanno spinto. Ci siamo letti il processo , ci siamo convinti che effettivamente è una boiata pazzesca, quest’uomo deve essere aiutato perché è un fratello italiano. Non lo deve aiutare né la destra né la sinistra. Lo deve aiutare l’italia. Noi ci rivolgeremo come prima agli organi massimi istituzionali, se poi non basterà ci rivolgeremo agli altri, quelli internazionali. Ancora per un poco c’è Bush poi cercheremo di parlare quanto meno con il nuovo presidente degli Stati Uniti, Obama.
Domanda: Concludo questa intervista con una domanda che di solito, come pediatra, faccio ai bambini
Risposta: Io sono un bambino
Domanda: Se avesse una bacchetta magica cosa chiederebbe?
Risposta: Questa mi pare Marzullo: mi faccia una domanda Le dico una risposta. Io cancellerei l’invidia dalla terra. E’ uno dei sentimenti più bassi che devastano e fanno tanto male. Si, anche perché ancor di più a chi prova invidia. Perché chi soffre è l’invidioso, non l’invidiato. Alla fine l’invidiato si infastidisce. Subisce negatività, ma l’invidioso muore. L’invidia fa tanto male. Da tanta energia negativa. Io credo nell’energia. In quella positiva e in quella negativa. E mi capita che quando allo studio da me arriva una persona con energia negativa si sfasciano i computer, è vero, è vero, poi magari io scopro che di là, in sala d’attesa c’è una particolare persona. E’ un fatto così… Allora io dico che siccome meno per meno fa più e più per più ovviamente fa più, le persone negative visto che non le possiamo cancellare dalla terra, stiano con le persone negative, così fra di loro diventano positive, ma non stiano a contatto con i positivi…
Risposta giornalista: Io La ringrazio anche a nome dei nostri lettori, Lei è stato molto gentile ad accettare di rispondere alle mie domande.