luigi_apicellacurcio_salvatore_pm_czHa lasciato il segno a Salerno la decisione del Csm di sospendere dalle funzioni e dallo stipendio il procuratore Luigi Apicella, la sanzione più pesante tra quelle inflitte ai protagonisti dello scontro con la procura di Catanzaro legato alle inchieste condotte da Luigi De Magistris. Per sostenere il capo dell’ ufficio si è costituito un comitato che il 28 gennaio manifesterà a Roma. Una protesta che ha raccolto l’ adesione dell’ associazione dei familiari delle vittime di mafia che giudica la decisione del Csm «l’atto di completamento della distruzione del sistema democratico italiano».
Se Salerno si mobilita, il pg di Catanzaro Enzo Jannelli, l’ altro comprimario della `guerra´ condannato dal Csm a cambiare sede e funzioni, non parla ma non nasconde l’ amarezza a chi gli sta vicino. «Non mi sembra il caso di rilasciare dichiarazioni» si è limitato a dire Apicella, che sta valutando quali iniziative adottare dopo le sanzioni che gli sono stati inflitte.

«La Procura di Salerno è stata smantellata dal potere politico senza alcuna motivazione sensata ma solo per aver avuto l’ardire di indagare su politici, imprenditori, amministratori e funzionari corrotti» dice Sonia Alfano, presidente dell’ Associazione Familiari delle Vittime di Mafia, annunciando la partecipazione alla manifestazione del 28 a Roma. E definisce un «piccolo colpo di Stato» la sentenza del Csm, accusando l’ Anm di essersi adeguata.

Con Apicella si schiera anche la testimone di giustizia calabrese Maria Giuseppina Cordopatri. «I provvedimenti con cui il Csm ha ritenuto di chiudere la vicenda De Magistris, decapitando con inaudita violenza la procura di Salerno - ha detto - si traducono in un chiaro invito al silenzio e all’omertà per i cittadini che al sud sono vittime della mafia e dei poteri forti che la nutrono».

A Salerno non si registrano solo voci solidali con il procuratore e il suo sostituto Dionigio Verasarni (per il quale è stato disposto il trasferimento di sede e funzioni) ma anche prese di posizione che approvano la decisione del Csm. Nel manifestare vicinanza e stima al procuratore, l’ avvocato penalista Leo Borea, ex presidente della Commissione Giustizia al Senato, riconosce che «sulla vicenda di Catanzaro si è superata la misura: forse Apicella, a pochi mesi dalla pensione, si è fatto prendere un pò la mano dai suoi sostituti. Perquisizioni e controlli di magistrati, anche nelle modalità in cui sono avvenute, dimostrano che si è perso un pò di equilibrio.
Si può dire che la procura di Catanzaro ha provocato, e quella di Salerno ha reagito. Oggi paga di più chi ha reagito».

Secondo il vicepresidente del Cnel Giuseppe Acocella, anche lui salernitano, «il Csm ha fatto bene a ridimensionare questo senso di onnipotenza, che talvolta sembra pervadere la magistratura».

A Catanzaro Jannelli ha trascorso tutta la mattinata nel suo ufficio al palazzo di giustizia, ricevendo numerosi colleghi che sono andati a testimoniargli solidarietà. Il magistrato ha evitato ogni contatto con i giornalisti, ma è stato descritto profondamente colpito dalla decisione del Csm, convinto che non è stato il contro sequestro degli atti dell’inchiesta Why not, ma il sequestro disposto dalla Procura di Salerno a creare sconcerto nell’opinione pubblica.