imagespoliziafunerali gabriele sandri 023Perché l’agente Spaccarotella è giudicato come un serial killer? Quali motivi aveva per uccidere un tifoso a lui sconosciuto?  E se fosse stato sospeso perché meridionale?

Tutto avrei pensato, tranne che sarei stato indotto un giorno a innervosirmi e a dire la mia per lo stesso motivo a favore di un drogato e di un poliziotto. Parlo, in poche parole, della nuova tendenza, di ricorrere all’imputazione di omicidio volontario, ogni volta che un incidente assume forme odiose o proporzioni non ordinarie. Non basta applicare la legge, che è già abbastanza severa  ( la pena per un omicidio colposo a aeguito d’incidente stradale può arrivare a dodici anni ), occorre strafare.
Non conosco l’agente Spaccarotella, non ho particolare simpatia per chi usa le armi fuori dai casi di assoluta necessità, ma leggendo la notizia che il gup di Arezzo, la dottoressa Luciana Cicerchia, ha respinto le richieste degli avvocati difensori e ha disposto il rinvio a giudizio del poliziotto per omicidio volontario, mi è sorta più di una perplessità.

Leggendo poi i commenti alla notizia e le dichiarazioni dei parenti della vittima, mi è venuto in mente l’invettiva di Baldus contro gli sbirri, che per motivi vari sembra far parte del DNA di noi Italiani, e, soprattutto, mi sono domandato se, nell’era della comunicazione martellante, sia possibile avere un processo equo.

Insomma, è possibile che nessuno si chieda come mai i tifosi  si sentano parte offesa? E’ possibile che nessuno si chieda, in un caso dichiarato di omicidio volontario, quale sia stato il movente? E’ possibile che un agente di polizia, che sa benissimo che non potrà occultare la sua responsabilità, decida coram populo di commettere un omicidio senza alcun plausibile motivo? Chi sono i cinque testimoni prodigio che sono stati in grado di percepire che mirava alla vittima e non ad un altro punto, ad esempio alle ruote della macchina?
E’ possibile che il processo abbia assunto questa piega, proprio per un errore dell’autodifesa del poliziotto con la storia dell’inciampata? E’ possibile che nessuno si chieda quale situazione si presentò agli occhi del poliziotto, quando egli decise di estrarre l’arma dalla fondina?

Certamente posso capire che la parte civile voglia ottenere la condanna massima ed il padre della vittima esprima la sua contentezza perché l’imputato andrà a finire in corte d’assise. Capirei il comportamento inflessibile e la voglia di vendetta di un padre, anche se il figlio morisse schiacciato da un aspirante suicida che si lanciasse nel vuoto dal terzo piano.  Un cittadino qualunque può gioire di questo andamento della macchina della giustizia? Può essere soddisfatto di un sistema giustizia che, in contrasto con i più elementari principi di etica, consente che vengano considerati colpevoli dello stesso delitto un killer di professione e un soggetto che sicuramente non aveva nessuna intenzione di uccidere un giovane a lui sconosciuto? Insomma io credo che nessuno possa immaginare una situazione che non sia stata causata da un tragico errore, soprattutto se, come me, non conosce gli atti processuali e ritiene che tra omicida e vittima non preesistesse alcun rapporto.

Comunque vadano le cose, è doloroso constatare  che nel terzo millennio prevalga un’idea color fumo di Londra di responsabilità oggettiva. Che volesse o no uccidere non importa: è un assassino. Io ho una modestissima proposta, naturalmente per il futuro: adottiamo il vecchio kanun albanese che prevedeva di lasciare alla famiglia dieci giorni per esercitare la vendetta, prima d’intervenire per l’arresto dell’assassino, visto che non bisogna andare tanto per il sottile. Naturalmente  sono più che convinto che la sentenza del giudice trasuda saggezza giuridica e contiene sottilissimi ragionamenti, che io, uomo comune, non riuscirei ad intendere.

Al Signor Ministro dell’Interno, faccio solo una calda preghiera. Si faccia un viaggetto su un treno occupato dai tifosi insieme a una persona di cui si senta responsabile, si faccia trovare nei pressi di uno stadio a piedi quando alcune faccette d’angelo (e lo dico senza ironia) incominciano a bruciare le macchine e a disselciare le strade, si fermi a un autogrill dove s’incontrano e si scontrano tifoserie avverse e poi veda se non sia il caso d’inventarsi qualche misura più seria contro la violenza e il vandalismo immotivati. Forse la stessa cosa dovrebbero fare i giudici popolari che giudicheranno Spaccarotella…