marcianord 100franco fortugnoLa Corte d’assise di LOCRI ieri, 2 Febbraio 2009, mentre a ROMA il presidente NAPOLITANO tuonava contro il razzismo ai danni degli extracomunitari, ha condannato quattro Cittadini ritenendoli, in ruoli diversi, responsabili dell’omicidio del Dr. Francesco FORTUGNO, già vice presidente della giunta regionale calabrese, ucciso a LOCRI il 16 Ottobre 2005.

Alla lettura della sentenza da parte di un emozionatissimo Presidente sono seguite le espressioni di giubilo della vedova FORTUNO, sen. Maria Grazia LAGANA’ perché ( più o meno ) gli sventurati accusati dell’omicidio”sono stati condannati da una corte calabrese, composta da giudici popolari calabresi e questo fa ben sperare per la rinascita della Calabria”. Alla vedova del politico ucciso quindi non possiamo chiedere di partecipare al lutto per l’ennesima disfatta della Calabria e della Giustizia nel SUD d’Italia.

Ma non possiamo non riflettere su tale realtà che è stata plasticamente rappresentata dalla lettura di una sentenza di condanna annunciata dal momento in cui s’è deciso di fare svolgere in CALABRIA e a LOCRI il processo. Non perché si facesse giustizia ma per chiudere un caso sulla pelle dei quattro poveracci accusati dell’omicidio nella più illogica e penosa estrinsecazione di un’inquisizione sciancata ma funzionale alla gestione coloniale della Giustizia nel SUD e in CALABRIA.

In altri tempi di alta Civiltà, per evitare anche solo il sospetto ( che in questo caso era certezza ) che fattori locali e contingenti potessero interferire su un  processo, impedendo che fosse trattato imparzialmente e da giudici indipendenti e imparziali, gli stessi titolari dell’azione penale avrebbero chiesto che il processo venisse assegnato ad altra sede. E’ quanto è avvenuto a LOCRI dopo la c.d. “strage di piazza mercato”; a MILANO dopo la c.d. “strage di piazza fontana”.

Altri tempi. Altra civiltà. Altri Giudici. Non s’era ancora verificato il degrado della lucianoviolanteGiustizia aggredita come non s’era mai osato fare dall’odierno candidato – in virtù anche di tali precedenti – a giudice costituzionale Luciano VIOLANTE con l’interrogazione parlamentare del Maggio 1986 nella quale chiese come si fosse permessa, la Corte Suprema, di sospendere un processo in corso a LOCRI ( come si vede tante cose partono da LOCRI e vi tornano, penosamente purtroppo ) a fronte di prove che non veniva trattato imparzialmente e da giudici indipendenti e imparziali. L’interrogazione ebbe i suoi effetti: Qualche mese dopo, il 13 Luglio 1986, nonostante la Corte avesse verificato negli atti come effettivamente il processo in corso a LOCRI non veniva trattato imparzialmente e da giudici indipendenti e imparziali – fra l’altro era risultato come, per la prima volta nella storia giudiziaria italiana, il tribunale di LOCRI, avendo verificato come si fossero nascosti alla difesa atti del processo di cui il presidente titolare del Tribunale, Dr. COTRONA, aveva disposto la consegna, invece di provvedere a disporne l’immediata consegna, aveva revocato il provvedimento del presidente, con ciò evidenziando l’intenzione di condannare il Cittadino sottoposto al suo giudizio – la Corte Suprema che aveva disposto la sospensione del processo di LOCRI a Maggio per acquisire gli atti, anche in questo caso per la prima volta nella storia giudiziaria italiana, con la sostituzione di quattro dei cinque componenti del collegio, decise che il processo si poteva celebrare a LOCRI. E ciò portò inevitabilmente, a Locri, alla condanna del Cittadino processato, che solo tre anni dopo, il 30 Maggio 1999, venne assolto definitivamente nel processo di rinvio dopo l’annullamento della sentenza di condanna da parte della Corte Suprema.

Se il processo contro i Cittadini accusati dell’omicidio FORTUGNO si fosse svolto, com’era doveroso, in altra sede, lontano dalla Calabria, e fosse stato trattato imparzialmente e da giudici indipendenti e imparziali, la logica e il normale buon senso fanno ritenere che non ci sarebbe stata una sentenza di condanna dei quattro sventurati. Ma una sentenza più che coraggiosa, doverosa di assoluzione di quei Cittadini da un’accusa sciancata rabberciata da maldestri ortopedici. E che consegnata però agli odierni giudici calabresi e in CALABRIA avrebbe comunque portato, com’è  avvenuto, alla condanna dei quattro sventurati Cittadini innocenti, ma sacrificati “per chiudere il caso”, per il giubilo della vedova. Ne parleremo ancora.