tortaconpannaBasta un'occhiata per sapere che un cibo è iperenergetico, e però anche molto gustoso e appetibile. L'epoca delle carestie, in occidente, è lontana eppure il cervello si soddisfa facendo scorta di alimenti calorici. Il cervello umano è in grado di stimare il contenuto di energia e di grassi presente negli alimenti semplicemente osservandoli.

È questo il sorprendente risultato di uno studio, pubblicato a febbraio su Neuroimage, che ha visto la collaborazione del Centre Hospitalier Universitaire Vaudois (CHUV), dell'Università di Losanna, del Centre d'Imagerie Biomédicale (CIBM) e del Nestlé Research Centre di Losanna. Lo studio richiedeva a un campione di adulti sani di distinguere le immagini raffiguranti alimenti da quelle raffiguranti soggetti di altra natura, mentre la loro attività cerebrale veniva misurata con un elettroencefalogramma. Senza che i soggetti ne fossero informati, le immagini degli alimenti erano state in precedenza suddivise in 2 categorie: da una parte le raffigurazioni di alimenti ad alto contenuto di grassi e dall'altra le immagini di alimenti light (ipocalorici e salutari). Meno di 200 millesimi di secondo: è questo il tempo impiegato dal cervello umano, dopo la visualizzazione delle immagini, per distinguere i cibi grassi dai light.

I risultati dell'elettroencefalogramma dimostrano che le regioni cerebrali tipicamente associate al processo decisionale e al senso di ricompensa rispondono più prontamente agli alimenti ad alto contenuto di grassi, piuttosto che a quelli a basso contenuto calorico. Questo significa che gli elementi percepiti come appaganti sono trattati rapidamente, e in parallelo con le regioni del cervello coinvolte nella categorizzazione e nei processi decisionali. Le conoscenze acquisite attraverso questo studio condurranno a una migliore comprensione del processo decisionale umano relativo alla valutazione e alla scelta del cibo. "La collaborazione fra questi importanti istituti di ricerca offre una grande opportunità per studiare i meccanismi cerebrali coinvolti nei meccanismi di percezione e scelta del cibo - sostiene Micah M. Murray, neuroscienziato del CHUV a capo del progetto. "Per la prima volta, grazie a questo studio, è stato possibile indagare questi processi sull'uomo e comprendere quando e in quali regioni del cervello si prendono le decisioni legate al cibo".

NeuroImage 2009; 44: 967-974

Nutrizione33 16 aprile 2009 - Anno 4, Numero 7