Quando i rappresentanti della legge stanno fermi, stanno a guardare per molto, per troppo tempo, istigano all’esasperazione chi la giustizia la attende. In un qualche modo il non fare è complice del malaffare in ogni senso. Chi  perpetra il malaffare continua indisturbatamente e di più. E con  maggiore ferocia e disprezzo di uomini e leggi. Chi lo subisce può giungere a compiere  per esasperazione, la giustizia “fai da te” o a suicidarsi. Quando la tensione supera la soglia di sopportazione o si esplode o si implode.  Quando si supera il limite si può imboccare la via del non ritorno.

Come è possibile che gente che dovrebbe essere colta, sensibile, illuminata, con una freddezza spaventosa e un cinismo da far paura osserva, senza muovere  un dito, il degrado di cittadini in attesa di giustizia. Osserva, con le prove nel cassetto, a che accada l’irreparabile. Perché questo può accadere quando chiamati, invocati dai deboli  e dagli innocenti, i giudici tacciono.

Il silenzio di chi è chiamato a rispondere è istigazione a delinquere,  è istigazione al suicidio. Il silenzio di chi è chiamato a rispondere è arroganza e viltà.