terremoto-abruzzoUn vecchio proverbio dice: “E’ inutile piangere sul latte versato”. Cercare oggi le cause per cui si sono verificati i crolli di alcuni edifici nel corso del terremoto nell’ Abruzzo è alquanto difficile.
Tutto si doveva controllare all’atto della loro edificazione, non è stato fatto ed ormai essendo passato un periodo di oltre trent’anni, diventa quasi impossibile.

Chi colpire? I costruttori? No. Perché ammesso che abbiano costruito male, è terminata la loro responsabilità penale. Coloro che hanno diretto i lavori? No, perché hanno applicato le regole che erano vigenti all’atto della esecuzione degli edifici. Ma allora, ci si domanda: perché molti edifici con strutture in cemento armato sono crollati? Perché non è stato provveduto ad applicare la vigente normativa antisismica? Questa è la risposta che dovrebbe essere data gli enti preposti. Gli interrogativi, per ora, restano senza risposta.

Si può ipotizzare che forse per mancanza di fondi le opere siano state realizzate poco alla volta e non con quella continuità che la regola dell’arte impone, ma non è, a mio avviso, una plausibile giustificazione. Forse per incuria o per poca oculatezza nell’applicare le regole ? Questo è il mistero da dissipare. Resta il tragico fatto che sono morte sotto le macerie circa trecento persone innocenti.

Constatiamo, tuttavia, che vi sono edifici che non sono stati minimamente toccati dal sisma. Ad esempio, la scuola Allievi della Guardia di Finanza. Nel corso della sua costruzione risulta che sono state applicate tutte le regole previste dalla normativa sul cemento armato in zona sismica. L’Impresa che ha eseguito i lavori non ha lesinato nella confezione del calcestruzzo e delle altre opere. Il Direttore dei lavori ha ben condotto la loro esecuzione. I tecnici preposti al controllo sia dell’applicazione delle norme antisismiche, collaudo statico, che quelli preposti al controllo di tutte le altre opere, collaudo tecnico amministrativo, sono stati all’altezza della situazione per competenza sia tecnica che amministrativa.

Ecco come si conduce un appalto, sia chi lo esegue e sia chi controlla la loro esecuzione. Non si può conferire un collaudo a gente inesperta. Non si può dare un controllo a chi non ha la dovuta esperienza acquisita nel tempo nella specifica materia.

E’ stato abolito l’albo dei costruttori perché alle imprese dava fastidio essere controllate. Le Imprese si sono sostituite alla pubblica amministrazione demolita dal potere politico. Oggi non vi è una seria verifica né per quanto riguarda la capacità imprenditoriale né per quanto riguarda il controllo delle opere.

Le Imprese fanno di tutto: nominano il direttore dei lavori, impongono le Commissioni di collaudo, alle quali vengono corrisposti miseri compensi, e quando le Imprese stesse ritengono di non aver guadagnato abbastanza tentano di accampare  pretestuose cause al fine di esporre riserve. Nel caso poi che qualche funzionario della  Stazione appaltante, che ancora è rimasto, all’altezza della situazione ne contrasta la richiesta, gli imprenditori  ricorrono all’arbitrato che regolarmente dà loro ragione.

corte-dei-contiMa la Corte di Conti che ci sta a fare? Non è l’ente preposto al  controllo della regolarità dell’esecuzione delle opere dal punto di vista amministrativo? Non dovrebbe indagare quando il prezzo di un appalto diventa spaventosamente abnorme? Non dovrebbe cercarne le cause? Non dovrebbe indagare quando un imprenditore, non esegue mai direttamente un opera da lui appaltata ma usa una serie di subappaltatori? Non dovrebbe indagare sulle numerose proroghe concesse  che comportano revisioni di prezzi per importi alquanto elevati?

Tutto ciò non viene attuato. Perché diventare i cerberi della situazione? E che importanza tutelare gli interessi degli ignari contribuenti?

Stando così le cose che fare? Ai lettori un sereno giudizio.