arma-carabinieriMimmo era Amico mio. Un Amico vero. Mi è stato vicino nei momenti più tristi e difficili. Era un Amico di sempre. Quando avevi bisogno di un parere pacato e lucido lui c'era, con molta benevolenza. Aveva modi aristocratici e garbati. Sapeva ascoltare, sapeva capire. Era discreto e sempre presente con mille attenzioni. Colto e modesto, ironico. I suoi occhi erano ridenti e intensamente seri.
Amava e conosceva profondamente il suo amico Pepè come nessun altro al mondo. Gli è stato moralmente vicino, come nessuno mai, quando lo hanno ingiustamente arrestato nel 2004.

Domenico Barillari, Mimmo per gli amici, era stato un alto funzionario dell'Arma dei Carabinieri, ora in pensione per gravi motivi di malattia. Sapeva che l'avvocato Giuseppe Lupis, Pepè per gli amici, era innocente. Lo sentiva e lo aveva capito studiando gli eventi e il processo. Conosceva la profonda onestà del suo amico Pepè. Lo sosteneva ed era disgustato da come veniva amministrata la Giustizia. Erano amici dai tempi del liceo e si sono sempre stimati e protetti l’un l’altro. Per questo anch’io lo amavo. Io amavo Mimmo come si ama un Angelo Custode. Se n’è andato e io non l’ho salutato. Ero lì, in Calabria, quella domenica che è morto. Una settimana fa. Ma non ho saputo della sua morte. Poi sono partita. E la notizia l'ho appresa da lontano. In modo traumatico. Ero lì, in Calbria, e non sono passata a salutarlo. Stavo lì da giorni prima che morisse e non sono passata a trovarlo. Speravo ci fosse più tempo. Che sarei andata a trovarlo “la prossima volta”. Non riuscivo a vederlo soffrire. Lo avevo visto qualche settimana prima. Era a letto, dimagrito e stanco. Ma il suo sguardo era limpido come sempre e profondamente buono come sempre. Ci parlava con gli occhi.

Anche questa volta “ho saputo” che ero qui, a Roma. Come quando sono morte tante Persone a me care. I miei nonni, i miei zii, i miei amici. Quando ci siamo salutati perché io rientravo qui dove vivo, non sapevo che era per l’ultima volta. Quando sono ritornata a casa in Calabria , loro non c’erano più. I miei lutti li ho vissuti da lontano. Senza consolazione.

Caro Mimmo, dove ora Tu sei non soffri più. Guardaci e proteggici. Ora siamo molto più soli senza di Te. Ci mancherai indicibilmente. Venire in Calabria non sarà più lo stesso. Eri per noi un punto di riferimento. Quanto era piacevole passare qualche ora con Te. La Tua visione delle cose del mondo era lucida e disincantata. Ci facevi vedere il lato nascosto delle cose con la Tua innata capacità a leggere tra le righe.

albero-ulivoCaro Mimmo, sulla terrazza di casa qui a Roma ho l’albero di ulivo che comprai per Te il giorno in cui fosti operato, nove anni fa. Una lunghissima seduta operatoria cui Tu fosti sottoposto e io accanto a Te quel giorno a vigilare e a cercare di proteggerTi per quello che potevo. All'uscita, la sera, sulla via del ritorno andai in un vivaio e scelsi una piantina di ulivo a simboleggiare la Tua vita forte e antica. E la piantai sul terrazzo di casa. Era la Tua vita che continuava. Avevamo sconfitto il Male. Ma eri a Roma... Ora il Male si è ripresentato, con altre forme. Ma ora vivevi in Calabria e non ce l'hai fatta. Fatalità?  Volevamo riportarTi a Roma per farTi curare. Ma Tu non hai voluto. Non Ti avevano dato speranza. Ti eri rassegnato ormai a morire. Hai lasciato questa vita in punta di piedi come è stata la Tua esistenza. Senza volere mai disturbare nessuno.

L’albero di ulivo è cresciuto ed è sul terrazzo e  e noi lo cureremo come si cura un vero amico.

Ernesta