Il topolino partorito or ora dalla montagna dell’ufficio legislativo del ministero della giustizia (costituito o diretto, immagino, da magistrati), della commissione giustizia (relatore un altro magistrato) e dal Senato della Repubblica, nel quale non mancano i magistrati, contro il quale ha tuonato e del quale ha invocato la morte l’associazione nazionale magistrati, una sorta di sindacato che, come tutti i sindacati, pretende di legiferare. Battezziamo, dunque, prima che venga soffocata, l’innocente creatura venuta alla luce dopo un anno di dolorosa gestazione, da quando venne dichiarata la morte presunta di una legge regolarmente approvata.Nel frattempo la salute della giustizia non è certamente migliorata.
In una situazione ritenuta da tutti drammatica cosa si è pensato di fare? Produrre un altro guazzabuglio burocratico, creare un altro carrozzone di scuola di addestramento dei magistrati, inventarsi un altro macchinoso sistema di valutazione peraltro del tutto incongruo: in parole povere parlare quasi esclusivamente di carriera, impegnandosi a discutere con passione se il passaggio tra magistratura requirente e giudicante dovesse comportare il trasferimento in altro circondario o in altra provincia. Dimenticavo… Lo spirito riformista all’italiana si è espresso al suo meglio, secondo le sue più fulgide tradizioni, trasformando l’uditorato in tirocinio!Ma il problema è costituito da insufficiente preparazione? Non credo. A me, allora giovane volontaria, disse più di due decenni fa un vecchio professore universitario napoletano, membro di una commissione di cervelloni nominata in occasione del terremoto dell’Irpinia: - Sentite, Ludmì, non so cosa potremmo fare noi… Qui ci vuole tanto di scienza – e in questo mentre appoggiava l’indice della sinistra sull’ultima articolazione dell’indice della destra- e tanto di coscienzae intanto spostava l’indice sinistro lungo il braccio fino all’omero se non si vuole che questi poveri disgraziati rimangano in mezzo alla strada per un ventennio…”. Tutti sanno com’è andata a finire la storia.Si dice che la politica costi troppo, ma questo è solo l’aspetto esteriore del problema reale. Considerando i guadagni di certi presunti manager che circolano nel sottogoverno, i deputati e i senatori percepiscono indennità relativamente modeste. Il punctum dolens è che anche tanti candidati al parlamento pensano, come molti connazionali, che l’intelligenza e la facondia – nei suoi vari stili dal popolaresco all’affettato e al lezioso - siano le uniche doti necessarie per fare i rappresentanti del popolo e l’improvvisazione dia i migliori risultati se è parto di menti elette. Pensare, lavorare, scrivere, leggere, rileggere, fare autocritica prima di approvare una legge è ritenuto superfluo… In effetti, una volta eletti è sufficiente per alcuni stare attenti a non battere le mani quando parla un capogruppo di schieramento opposto, far mostra di entusiasmo quando parla il proprio, correndo a stringere la mano al gongolante oratore, ignorare o interpretare a rovescio la norma costituzionale che stabilisce che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Del resto, come tutti sanno, meditare stanca… Leggiamo il parto di un anno d’intenso lavoro, noto come disegno di legge di riforma dell’ordinamento giudiziario. Chiediamoci, ad esempio, come, dopo essere stato studiato ed esaminato da un numero molto alto di gente coltissima e preparatissima, compresi ministri, magistrati, dirigenti di ministeri, funzionari delle Camere, senatori, possa essere approvato un articolo (l’art. 1 del disegno di legge di cui parliamo) in cui si legge che la prova verte su…colloquio su una lingua straniera, indicata dal candidato all’atto della domanda di partecipazione al concorso, scelta tra le seguenti: inglese, spagnolo, francese e tedesco”. Insomma argomento dell’esame sarebbe colloquio su una lingua straniera. Perché non si commissiona un sondaggio di opinione sull’interpretazione di questa espressione sibillina e sulla necessità che un magistrato mastichi un po’ d’inglese o di spagnolo o biascichi un po’ di francese? E piuttosto perché non si indice un concorso nelle scuole medie per far riscrivere in modo comprensibile e conciso la frase? E dato che si parla di lingua perché non si rilegge la disposizione che stabilisce la composizione della commissione del concorso per esami per magistrato ordinario? Che significa “un magistrato il quale abbia conseguito la sesta valutazione di professionalità”? Che deve avere 24 anni di anzianità di servizio oppure che deve essere stato valutato almeno sei volte, cosa che può succedere in un lasso di tempo più breve, se un magistrato, a conclusione della valutazione, è stato oggetto di un giudizio “non positivo” oppure “negativo”? A proposito, era proprio necessario bizantineggiare, assegnando significati diversi a questi due termini usati come sinonimi nella lingua comune?Se si legge con un minimo di attenzione, il testo di legge appare oscuro in molti punti e in altri immotivato. Esaminiamo il sistema di valutazione adottato nel concorso per giudice ordinario. Gli elaborati scritti sono valutati in ventesimi, le prove orali in decimi, e si stabilisce il livello di sufficienza rispettivamente in 12/20 e in 6/10, aggiungendo che per l’idoneità la votazione complessiva nelle due prove non deve essere inferiore a 108 punti (ho chiesto a un amico esperto di cabala di individuare le ragioni di questa scelta, ma non ho ancora avuto risposte certe). Centootto decimi o centootto ventesimi? Perché il numero centootto abbia un significato, esso deve essere considerato un numero intero e non frazionario. In sintesi complessivamente nelle due prove si dovrebbero ottenere almeno 12 x 3 + 6 x 10 + 12 punti. Io non so da quando si ritiene razionale sommare quantità disomogenee. Dato però che è stato fatto, l’unica ragione di tale comportamento del legislatore potrebbe rinvenirsi nel fatto di voler attribuire alle prove scritte un valore doppio di quello attribuito alle prove orali, in contraddizione con il criterio che impone il divieto di frazioni di punto: infatti, ad esempio, 13/20 corrisponderebbero a 6,5/10.Sinceramente questo fatto non mi piace. Anche se verba volant et scripta manent, è pure vero che gli scritti possono essere copiati e la prova orale no e che quest’ultima è spesso usata in altri esami per controllare la reale paternità dei primi. Se la legge deve stabilire criteri che garantiscano l’imparzialità dei commissari, la disciplina proposta sembra al contrario più adatta ad offrire occasioni per pilotare il risultato del concorso. Considerato poi il numero di relazioni di parentela all’interno della categoria dei magistrati, non sarebbe opportuno stabilire dei criteri d’incompatibilità per la funzione di commissario? Nessuno ha letto un librettino dell’Avvocato Mauro Mellini, già deputato radicale, sulla gestione dei concorsi per la magistratura? Nessuno ha sentito dire a un giovane magistrato che i membri della sua famiglia sono magistrati da quattro generazioni oppure a un anziano presidente di corte di appello che a casa sua si trovano intorno a un tavolo da pranzo cinque congiunti, tutti giudici? Il vero problema non è la conoscenza del diritto, che si può acquisire anche dopo aver vinto il concorso o addirittura causa durante. Il vero problema è il possesso di una gamma di qualità e capacità che o non s’imparano o addirittura non si studiano, quali la padronanza degli strumenti della logica, il senso profondo dell’equità, l’equilibrio, l’imparzialità, la capacità di non lasciarsi suggestionare, la riservatezza. Si sa, però, che per l’Europa circola una larga progenie del giudice Bridoye! Parlo naturalmente del famoso giudice del Terzo libro di Rabelais, il giudice che dopo aver letto, riletto, sfogliato istanze, comparse, richieste, aggiornamenti eccetera, eccetera, eccetera (non riscrivo il gustoso passo e invito i pochi deputati che non l’hanno letto a farlo prima di decidere sul disegno di legge), lancia i dadi e con questo sistema decide la causa. Ma a prescindere dai dadi (oggi si potrebbe ricorrere, con lo stesso risultato, a programmi informatici che darebbero maggiore sacralità alla decisione) emuli delle dottrine Bridoye sui tempi e sui modi di maturazione dei processi potrebbero essere trovati a centinaia. Leggo, oggi 26 luglio 2007, su un giornale calabrese che sono stati emessi circa venti provvedimenti di custodia cautelare a seguito di indagini sviluppate sulla base di dichiarazioni di un pentito rese nel 2002… Mi auguro che il giornalista si sia sbagliato sulle date. E’ certo, però, che sono durate per anni indagini istruttorie sorprese dall’entrata in vigore del vigente codice di procedura penale nelle mani di alcuni solerti giudici istruttori. Vediamo quelli che tutti capiscono e che il legislatore fa finta di non capire… Considerato l’arretrato spaventoso ed i tempi medi di conclusione delle varie fasi, un provvedimento serio di riforma dovrebbe contenere prima di tutto il divieto assoluto d’impiego dei magistrati in funzioni diverse da quelle giudiziarie. L’inamovibilità del giudice non nasce come privilegio negoziato in un contratto collettivo di lavoro, ma ha lo scopo di assicurare il corretto ed imparziale esercizio del potere giudiziario, impedendo ogni interferenza esterna. L’art. 107 della Costituzione onestamente non è un esempio di coerenza giuridica, perché accomuna e pone sullo stesso piano situazioni giuridiche diverse, quali la dispensa dal servizio (il licenziamento, in parole povere per noi profani), la sospensione dal servizio (in pratica una punizione) e la destinazione ad altre sedi o funzioni (un normale atto amministrativo che solo in casi determinati potrebbe avere finalità punitive) e, assegnando la competenza della decisione al CSM (organo di garanzia e non strumento di potere assoluto del sovrano o di chi sa chi), pone come condizioni di validità del provvedimento o il rispetto delle garanzie di difesa previste dall’ordinamento giudiziario o il consenso dell’interessato, senza mai parlare di motivazione del provvedimento. Non vi sembra che l’arbitrio dell’interessato in questo modo conti più di ogni reale, concreta, chiara esigenza di corretto funzionamento della giustizia? Non è chiaro anche a un bambino che, se si vuole allontanare un giudice da una sede dove dà, correttamente o scorrettamente, fastidio a un potente e questo potente conta veramente, basta semplicemente accontentarlo e trasferirlo dove lui desidera? Non vi sembra che in questo caso, con la benedizione del legislatore costituzionale, possano tranquillamente verificarsi forme larvate di ricatto? E se si parla di inamovibilità in senso assoluto, perché mai un magistrato dovrebbe essere autorizzato, in una situazione di crisi permanente della giustizia, a svolgere funzioni diverse da quelle giudiziarie, che è pur sempre un sistema per distoglierlo almeno parzialmente dalle sue funzioni primarie? Si violerebbe un principio di libertà, se si stabilisse che un magistrato, come accade per tanti dipendenti statali più modesti e peggio pagati, deve fare solo il magistrato?Si rischierebbe qualcosa se si proibisse la partecipazione di magistrati a commissioni varie con funzioni amministrative o piuttosto non si garantirebbe meglio il principio di indipendenza da ogni altro potere? Chi non ricorda il caso dei fabbricati esemplarmente schifosi di Monteruscello a Napoli e delle commissioni di collaudo presiedute da magistrati? Non è il caso di abrogare la legge istitutiva di DDA e DNA che è il risultato di una distorsione irrazionale dell’idea di concentrare a Palermo le indagini su Cosa Nostra, considerata organizzazione unitaria a livello mondiale, culminata nella presunzione che sia meglio unificare le indagini a livello di distretto giudiziario, cosa che non ha alcuna seria motivazione logica? E’ possibile che nessuno si renda conto che l’attività di analisi, assegnata alla DNA, sia incompatibile con la funzione giudiziaria, dato che ha finalità del tutto diverse e richiede una mentalità e una preparazione specifica? Naturalmente il poliedrico genio italico è in grado di superare ogni difficoltà, tanto che basta essersi occupati di qualcosa anche con una serie di insuccessi per essere considerati tra i massimi esperti in una materia. Qualcuno oggi è in grado di dire perché le indagini sull’omicidio Fortugno siano state condotte dalla DDA reggina e non dalla Procura di Locri e quale beneficio ha portato questa scelta? Non è chiaro per chiunque che è scorretto stabilire a priori la natura mafiosa del reato? Il caso Fortugno, però, è esemplare sotto molti aspetti e merita da solo una lunga disamina.E ancora, è proprio necessario coinvolgere la magistratura nei formalismi relativi alle procedure elettorali? Oppure nella vigilanza sull’anagrafe? Se è necessario rispettare i principi costituzionali d’inamovibilità e d’indipendenza i magistrati dovrebbero scomparire anche dal ministero della giustizia e persino dalle liste elettorali, a meno che non si siano dimessi… Pensate un po’ quale senso della propria indipendenza possa conservare chi vada in aspettativa dopo aver ottenuto dal segretario di un partito l’assicurazione che sarà candidato in un collegio sicuro… In secondo luogo il magistrato, come dicevano i vecchi giudici, deve stare a palazzo e garantire il rispetto delle norme processuali di garanzia. Una infelicissima impostazione dell’attuale codice di procedura penale ha fatto del pubblico ministero una sorta di superpoliziotto e dei poliziotti dei puri esecutori, tanto che, quando viene commesso un reato, la polizia dovrebbe in linea di principio solo congelare la situazione in attesa che arrivi il pubblico ministero. Se tale norma dovesse essere rispettata, il blocco delle attività sarebbe completo. Sarebbe come tentare di convogliare il Po in un tubo di mezzo pollice. Immaginate che in una città, ad ogni incidente stradale con feriti, invece dei vigili urbani si debba presentare a fare i rilievi un sostituto procuratore…

Non si possono approvare norme che non hanno un rapporto con la realtà e non siano seriamente motivate. Si può anche avere una scarsissima fiducia nella polizia, ma il problema non si risolve affidando le sue funzioni a chi, per l’iter formativo, non ha gli strumenti e le conoscenze necessarie per fare il poliziotto. Un poliziotto può essere anche un cattivo poliziotto, ma un sostituto procuratore non lo è affatto e non è nemmeno disposto ad affrontare materialmente compiti da poliziotto.

Le conseguenze negative di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti:- ufficiali e agenti di polizia giudiziaria tendono a non assecondare il proprio spirito d’iniziativa, perché sanno che il rischio giuridico diventa troppo grosso. Basta pensare quale fine hanno alcuni noti soggetti che hanno fatto la lotta alla mafia, servendosi degli strumenti che allora avevano a disposizione e mettendo in pericolo la propria vita, per venire poi giudicati vent’anni dopo dai magistrati dell’era del pentitismo prezzolato;- la preparazione professionale della polizia (parlo in genere, del grosso che si trova sulle strade non di reparti specializzati) si è andata inaridendo, dal momento che tutto il potere decisionale si è spostato fuori della sua area di competenza;- gli oneri per la sicurezza personale dei magistrati sono aumentati in modo spropositato, da quando il pubblico ministero è stato trasformato in una sorta di giustiziere e l’esercizio del potere repressivo è stato fortemente e irresponsabilmente personalizzato;- la durata delle indagini istruttorie, che doveva essere contenuta in pochi mesi, si è allungata a dismisura con il ricorso abusivo ai maxiprocessi, figli di una legislazione penale, che prevede (fenomeno tutto italiano) una vasta gamma di reati associativi atta solo a complicare la situazione e a consentire abusi nel ricorso alle misure restrittive, senza parlare poi della legge Anselmi e dei poteri occulti, che c’inventiamo per distogliere l’attenzione dai poteri manifesti che fanno il bello e il cattivo tempo! Quando si capirà che il cittadino che si rivolge alla polizia per rappresentare un torto si aspetta che il suo interlocutore faccia qualcosa e non scriva solo una lettera a un magistrato, forse allora si approverà una legge autonoma su compiti e sui poteri della polizia, come è successo in quasi tutti gli altri Stati, ed il codice di procedura penale servirà solo ai fini processuali, come sarebbe giusto. Nel frattempo un legislatore, dotato di realismo, dovrebbe far giustizia di un po’ di feticci, che il legislatore costituzionale, legiferando nei momenti tragici del dopoguerra - in un clima di guerra civile - e avendo solo una idea teorica e forse anche poco chiara della democrazia, trasferì nella nuova carta dallo statuto albertino. Chi può considerare logico che, dopo aver deciso di affidare i movimenti dei giudici ad un organo di autogoverno, il legislatore in un articolo successivo li dichiari inamovibili, quando si sa che una razionale e corretta gestione delle risorse umane è indispensabile in qualunque organizzazione? E’ come sedersi davanti a una scacchiera con i pezzi incollati e pretendere di giocare e vincere la partita! Chi ancora può considerare ragionevole che, in nome del feticcio dell’obbligatorietà dell’azione penale, il pubblico ministero debba essere informato di ogni furtarello ad opera d’ignoti e che debba richiedere l’archiviazione a un giudice per essere rimasti ignoti gli autori, obbligando i processualisti a provare con dovizia di dotte argomentazioni che la richiesta di archiviazione è una forma di esercizio dell’azione penale? E la richiesta di documentazione che ne deriva ai fini assicurativi? Non sarebbe molto più semplice considerare che se mancano i sospetti non esiste azione penale da esercitare? E i reati bagatellari? E’ possibile che si debbano consumare soldi e tempo per sciocchezze, quando sono commessi atti di vera violenza, per colpire una professoressa che ha cercato di educare un piccolo prepotente, appellandosi addirittura ai principi della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra? E allora non sarebbe ugualmente giusto reprimere le espressioni di disgusto e di sconcerto che usano magistrati intervistati nei confronti di comportamenti presunti di indagati o di semplici sospettati? E’ una questione di preparazione, che possa essere risolta con la frequenza di corsi, o una questione di equilibrio e buon senso l’aver speso miliardi per processi finiti con assoluzioni come anche il più sprovveduto dei cittadini si aspettava? Chi potrà ormai convincere un sostituto, superiorem non recognoscens, che un capo dell’ufficio ha il dovere d’indirizzare e controllare le sue iniziative?Io spero che i deputati leggano l’articolo sulla valutazione della professionalità, che riguarderebbe la capacità, la laboriosità, la diligenza e l’impegno e prima di tutto adeguino la terminologia all’uso normale della lingua italiana, tenendo conto del fatto le quattro qualità, soprattutto la diligenza e l’impegno non sono collegate alla professionalità, anzi spesso l’una e l’altro sono ostentati per coprire carenze di professionalità, in tutti i campi e non solo in magistratura.Io spero che i nostri rappresentanti in Parlamento vogliano riconoscere che, in una situazione di sfacelo, come è quella attuale, nessuno può giudicare negativamente o positivamente nessuno, perché le cause di giustificazione sono infinite, dato che di lavoro materiale inutile ce n’è tanto e signori completamente privi del senso di rispetto dei diritti fondamentali hanno acquistato larga fama e sono divenuti intoccabili. Basterebbe già adesso chiedersi se è normale far durare un’indagine preliminare cinque anni, se è il caso, sotto lo schermo dell’associazione per delinquere, di fare raccolta di pettegolezzi, se sia concepibile attribuirsi una competenza territoriale senza limiti in Italia e all’estero, se è possibile usare i cosiddetti collaboratori di giustizia come consulenti, eccetera. Mi vengono i brividi, quando penso che si permette a un delinquentello da strapazzo di esprimer il suo parere sulla natura politica di un omicidio. Se nessuno blocca abusi sbandierati su tutti i giornali, figuriamoci se qualcuno contesterà domani la mancanza della puntualità nella presentazione in ufficio! E’ ridicolo considerare prove di professionalità la puntualità e l’assiduità nel presentarsi in ufficio, quando la mancanza di puntualità o di assiduità per altri è considerata reato e repressa con provvedimenti restrittivi.! D’altra parte la scarsa convinzione del legislatore sull’applicabilità della disciplina si deduce chiaramente dal fatto che esso affida al consiglio superiore della magistratura il compito di disciplinare con propria delibera i parametri per consentire l’omogeneità delle valutazioni, scaricando sulle spalle dei responsabili una serie d’incombenze burocratiche che assorbiranno anche il poco tempo disponibile residuo. Si può ragionevolmente ritenere che il CSM faccia in 90 giorni ciò che il legislatore non ha fatto in un anno? E a nessuno sorge il dubbio che, non essendo questo potere regolamentare espressamente previsto dall’art. 105 della Costituzione, la materia debba essere stabilita con legge ai sensi dell’art. 108 della stessa Carta?Mi sto innervosendo. Meglio non pensarci più per adesso e bloccare il flusso coscienziale…

                                                              Ludmilla