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Venerdi 26 febbraio 2010 Comune di Roma. Dipartimento III, sala Blu.  Convegno sulla Legge dell' 8 febbraio 2006, n. 54 "Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 50 del 1° marzo 200654 -  Per vedere e scaricare la locandina cliccare QUI

medea-200-pxSiamo ritornati  alla  società gruppale della preistoria. Una società senza  padri. Senza identità culturale. I politici  mantengono questo stato di cose. Donne coccolate ma in realtà usate. Quote rosa. Case famiglia. Tutto giusto se non fosse che sono a volte specchietti per le allodole. Perchè non ci sono pari opportunità tra madri e padri di buona volontà. Perché le stesse accortezze che ci sono per le madri, per i padri disagiati non sono state usate.  Padri in mezzo alla strada una volta separati. Uomini decapitati. Fatti fuori. Orchi. La maternità è un istinto. La paternità no. Non è un istinto. Evidentemente la paternità è una conquista dell’evoluzione della specie. La elìte del potere è strutturalmente ostile alla paternità come metafora del pensiero critico, dell’individualità. Della democrazia. Si è voluta creare una società matriarcale in cui cessa l’individualità e si è massa. Società comunista dove non esiste la proprietà privata. Dove non è facilitata la crescita individuale. Gregge. Facile da governare.

Ricordiamoci del mito di Medea. Medea manda a morte i propri figli per  vendicarsi del marito Giasone che aveva preferito a lei una principessa più giovane. Medea uccide la rivale  e i propri figli. Giasone si salva ma poi si suicida. Un padre sano, equilibrato, senza figli è un uomo che muore. E tanti sono i padri fatti fuori insieme ai figli da donne avide di potere. Non ricche d’amore ma di sete di vendetta. Non capaci di elaborare una perdita e di vivere con le proprie risorse. Di onorare la propria dignità di persona. Capaci invece di scagliarsi contro chi aveva osato abbandonarla, portando la morte. Mandando a morte i propri figli per punire il marito.

E dalla preistoria fino ai nostri tempi assistiamo all’operato di tante Medee. Senza che nessuno che ne abbia il potere, i rappresentati delle istituzioni, i giudici, i politici, alzino un dito efficacemente per difendere i perseguitati. Figli e padri. E nonni. Perché essere abbandonati da un uomo non significa fargliela pagare col sangue. E gliela fanno pagare col sangue anche senza mai essere  state da costoro tradite.  Addirittura a volte sono loro, le donne, ad abbandonare il marito. Per seguire o no un altro uomo. E’ ininfluente. Sono donne cariche di un odio distruttivo che in fondo poi è anche autodistruttivo. Come l’odio sa essere. Pervasivo in ogni direzione. Donne che distruggono con una furia omicida, in questa loro guerra senza esclusione di colpi, esseri innocenti che non hanno chiesto di venire al mondo.

Talvolta queste moderne Medee hanno il gusto di umiliare l’uomo con cui hanno generato i figli per il semplice gusto di farlo. Avete mai sentito parlare di sadismo?  Forse perché odiano gli uomini. E chi sa per quale antico rancore che  certamente risale ai tempi della loro infanzia. E poi  sposano un uomo, fanno con costui dei figli, acquisiscono un potere che la società conferisce loro, e poi si vendicano di antichi torti. Spostando l’obiettivo. E così uccidono il marito rendendolo povero e pazzo. Questa è la morte civile. Quindi possiamo parlare di uccidere. E così uccidono  metaforicamente anche i figli che non potranno mai accettare  l’esclusione dalla loro vita del padre e la sua umiliazione. La sua castrazione. Lo sentono a livello inconscio, perché portare alla coscienza tale dramma è insostenibile, si può arrivare alla pazzia. E’ contro natura.  E tutto questo scempio sotto gli occhi delle istituzioni che stanno a guardare. Immobili nella sostanza.

Il tema del convegno  del prossimo ventisei è sui diritti negati del padre. E sui diritti "d'ufficio" delle  madri. E su questo spaccato mi esprimo. Sono una donna e ho seguito il lungo cammino di liberazione dalla schiavitù  in cui noi donne eravamo relegate. Ora è giunto il momento di rivendicare la nostra dignità. Di fare vedere che non abbiamo bisogno di uomini che ci mantengano. Che mantengano i figli, per la loro parte, certo. Ma non noi donne. Siamo esseri con doveri e diritti uguali ai loro. Perchè farci mantenere? In base a quale assunto? Siamo handicappate? Siamo una specie protetta come i Panda? Non mi risulta. E allora rivendichiamo il lavoro, gli asili nido, le agevolazioni per la famiglia. Certo ci sono casi e casi. Non si può generalizzare. Ma smettiamola di farci mantenere da un uomo. Non siamo inferiori a nessun uomo. Possiamo e dobbiamo guadagnarci la vita. La vita da mantenute non è vita. Non taglieggiamo quell'uomo con cui abbiamo generato figli. Non facciamogli maledire il momento in cui ci ha incontrato. Non facciamoci montare da avvocati d'assalto che con la scusa di aiutare le povere vittime le spennano come non mai e le tengono al guinzaglio per sempre. Rendendole dipendenti. Cerchiamo la giustizia. Ma che sia Giustizia per tutti. Bambini, madri e padri. Non ci devono essere vincitori e vinti. Perchè così si è tutti dei vinti.

medea_thBisogna sfatare il mito che la madre è sempre e comunque buona.  E il padre è sempre e comunque incapace  e inidoneo  ad accudire i figli.  Perché di fatto questo accade in questa società italiana.  In caso di separazione, casa e figli vanno d’ufficio, a prescindere da tante altre valutazioni che andrebbero fatte, alla madre. Che gestisce “le proprietà”, casa e figli, senza controlli. A volte con una ferocia inaudita verso l’ex marito e la famiglia di lui. Taglieggiandoli e tagliandoli fuori dalla vita dei figli,  esercitando il sacro diritto  scaturito dal parto vaginale o cesareo. Ma la maternità non è un portare in pancia un figlio per un certo numero di mesi.  Questo non  da la patente di madre. Diventi veramente madre quando hai la capacità di amare, di accogliere, di comprendere  chi ti sta accanto. Di non diseredare i propri figli. Di non togliergli il padre. Di non fare fuori i nonni. Esercitando così un potere devastante che nulla ha a che fare con la genitorialità vera. Si può essere genitori, madri e padri, senza avere fisicamente generato un figlio. La genitorialità è amore. Non è derubare case non proprie e taglieggiare l’uomo con cui si sono fatti dei figli. Farsi mantenere e fare impazzire un uomo ormai privo di tutto. Figli e casa. Lo uccidi. E cosa ancora più grave uccidi la fiducia e l’equilibrio dei figli. Che diventeranno esseri senza identità. Dove non c’è padre manca l’altra faccia della medaglia. Un cielo a metà.  Sono bambini diseredati. E tutti i bambini hanno diritto al cielo intero. Sono figli dello stesso Padre. Sono figli di Dio. E Dio è unità. Ed è Trinità. Padre, madre, figlio. Il bambino per strutturarsi equilibratamente ha bisogno della triangolazione. Di rapportarsi con la madre e con il padre.

Questo articolo è stato pubblicato anche sul periodico mensile in Stampa il "DIBATTITO-news"a pagina 23. Per scaricarlo cliccare QUI