battagliabixioIL PRESIDENTE DELLA CAMERA FINI PROPONE DI ISTITUIRE PER MARZO 2011 LA FESTA DELL’UNITA’ – SIAMO D’ACCORDO – BASTA CHIAMARLA CON IL NOME DI FESTA DELL’ANNESSIONE E DEL MASSACRO DEL SUD DA PARTE DI LADRI E ASSASSINI – NE RICORDIAMO LE RAGIONI A TUTTI GLI IGNORANTI CHE SI ESALTANO NELLE IMPRESE DI BIXIO ASSASSINO :
Storia delle due Sicilie dal 1847 al 1861, Volume 2 -  Di Giacinto De' Sivo - PAGG. 130 – 134.
“ §. 23. Uccisioni a Bronte.

Il 1° agosto  ( 1860 -  le truppe mafiosavoiarde travestite da “garibaldeschi" avevano appena occupato la SICILIA – Nota est.  ) i popolani messi su per cagion dei demanii tumultuarono gridando libertà e repubblica. Rinfocolati da' facinorosi , che in ogni rumore sono attori, barricano le porte, pigliano parecchi galantuomini, e moschettanti; altri ardono nelle case, altri gittan da' balconi. Cosi diciassette persone di varie condizioni e partiti son sacrificate. Accorsero sei compagnie di Piemontesi, poi il  il Bixio da Taormina con due battaglioni di cacciatori detti dell'Etna e delle Alpi; ch'entrarono brandendo fucilate per le strade. Il Bixio chiamò il sindaco, l'arciprete e i più facoltosi; e dichiarato Bronte reo di lesa umanità, impose multe di lire cento per la prima ora, di cinquecento per la seconda, e di mille per le susseguenti, sinché non isvelassero i nomi dei capi ribelli. La paura del pagare e del peggio strappò lor di bocca nella seconda ora alquanti nomi, issofatto tai nominati prese e fucilò in piazza; sicché tra questi e i primi morti furon da due dozzine; poi riscosse le multe, legò i men rei, e menò a Catania. A un uomo che per giustificarsi gli si accostava, trasse con la pistola, e se lo freddò a'piedi. Umanitario liberatore, gastigava così Bronte sommariamente, dopo aver sorriso ai trucidatori de' poliziotti a Palermo. Dappoi per più anni si fece giudizio di tale fatto, definito reazionario; e molti andaron condannati, mentre il Bixio più assassino di lutti si dimenava da generale a Torino. Anche in agosto fu una reazione in

Montemaggiore: un consiglio di guerra dannò venti a morte, e altri a' ferri.
Temendosi reazioni a Palermo, v'accorsero da Messina Garibaldini poco dopo, e v'arrestarono molti sospettati, il più nobili ; mentre n'esulavano gran parte per Malta, Napoli, Roma e Francia. Ogni dì in Palermo si facevano consigli di guerra, presidente un Antonio Mordini repubblicano, già segretario del Mazzini; e si fucilavano persone, ree e innocenti che fossero. Grande era il terrore, e crebbe per isparsa voce d'essersi trovate liste di quattromila segreti agenti di polizia.
§. 24. Rapine rivoluzionarie.
In tra tanti spaventi, il De Pretis prodittatore promulgava ad agosto lo Statuto sardo: quello, disse, che faceva lieto il regnare di V. Emanuele; comandò il giuramento d'ogni uffiziale darsi a quel re e a quello statuto; lo stemma di Sicilia esser quello del regno d'Italia; così prima di fingere i voti d'annessione fecerla di fatto” (A quale data quindi si riferisce FINI nella sua ignoranza del terrorismo mafiosavoiardo che portò ala distruzione della Nazione Napoletana e alla cacciata della legittima Dinastia dei Borboni delle Due Sicilie?  Nota est. ). “Il ministero per la quarta volta si modificò: abolito quello di sicurezza pubblica s'univa all'interno ; abolita la segreteria di Stato presso il prodittatore ; il Crispi pigliava 1' interno, l'Interdonato i lavori pubblici, Michele Amari l'estero, invece del La Loggia, l'atto ispettor generale di salute. Licenziarono i principali magistrali. E perché gli onesti non si lanciavano in quel lezzo, il Garibaldi quello stesso dì 3 agosto fe' un proclama alle donne, acciò incitassero gli uomini ad armarsi pel riscatto.”.

“Correvano tempi di piglia piglia. Da' beni dei Liguorini e Gesuiti volsero ducati diciottomila annui alla pubblica istruzione. Ordinarono una sovraimposta del due per cento sul valore di tutti i beni del clero, da pagarsi in tre rate. Da tutte le parti del mondo eran venuti sussidii e obbigazioni per la santa causa della rivoluzione; fatta questa vincitricc , non si tenne conto di quei denari; e si obbligò il tesoro siciliano a pagar milioni per arme, cannoni, munizioni, vestiarii, cavalli, spie, e altri compensamenti, e anche ducati 700,000 prezzo dei quattro decrepiti legni a vapore sicché il Garibaldi e '1 Crispi si rivalsero d'ogni minimo quattrino speso, e intascarono quanto era stato offerto da' rivoluzionarii del mondo. Né sazi di tanto, il dittatore in ottobre comandò allo scrivano di razione così: « Rimborserà il tesoriere generale d'un milione e quattrocenlomila ducati, per estinguere cambiali all'estero, senza darne conto, ponendo l'e. « sito al capitolo delle spese comuni nello stato discusso. » E v' era la firma di Domenico Perenni allora ministro di finanze. Il denaro sel presero; i conti sapevanli il Garibaldi, il Crispi, il Peranni e un Michele Minneci;…”.  

Questa è la storia vera della rapina e distruzione del Regno delle Due Sicilie. Se il SUD è capace di rivendicare la verità e pretendere la fine del colonialismo portato dall’aggressione criminale al Regno delle Due Sicilie che sotto la dinastia nazionale dei BORBONI era il più civile stato d’Europa. E la cui eliminazione per le azioni criminali dei mafiosavoiardi sancì la fine del primato del Diritto nelle relazioni internazionali, preparando le guerre criminali che nei primi quarant’anni del XX secolo avrebbero distrutto l’Europa.
In Italia i pennivendoli di regime continuano ad osannare le imprese banditesche del pirata nizzardo offendendo la storia e la dignità delle nazioni Sudamericane.

garibaldivittorioemanueleridg-finiD’altra parte nella sua ignoranza FINI  è in  buona compagnia: Addirittura di SCALFARO ex presidente della Repubblica. Il quale, in visita in SUD AMERICA, nel 1995, con tipica logorrea patriottarda a buon mercato  ricordò GARIBALDI.

El Pais, uno dei più diffusi giornali in lingua spagnola, il giorno dopo,  27 Luglio 1995 a pag. 6 gli ricordò "... Garibaldi. Il presidente d'Italia è stato nostro illustre visitante...... Disgraziatamente, in un momento della sua visita, il presidente italiano si è riferito alla presenza di Garibaldi nel Rio della Plata, in un momento molto speciale della storia delle nazioni di questa parte del mondo. E, senza animo di riaprire vecchie polemiche e aspre discussioni, diciamo al dott. Scalfaro che il suo compatriota (ndr, Giuseppe Garibaldi) non ha lottato per la libertà di queste nazioni come (Scalfaro ndr) afferma. Piuttosto il contrario". GARIBALDI di lì a qualche anno avrebbe aggredito e assassinato il Regno delle Due Sicilie e la Dinastia Nazionale dei Borboni di NAPOLI.

Per conto della mafia inglese e savoiarda. Ma oggi non c’è El Pais a ricordarlo. Ma un FINI che esalta le gesta degli assassini BIXIO e GARIBALDI. Proponendo di festeggiarli. Noi possiamo solo esprimere la nostra protesta e la nostra speranza almeno con un grido: Viva il SUD, viva il Regno delle Due Sicilie, viva il Regno dei Borboni.
Falco Verde