crocefissocroceA giorni la Corte Europea dei diritti dell'uomo deciderà sul ricorso italiano per rivedere la sentenza sull'esposizione del Crocefisso negli uffici e nelle scuole pubbliche.  La  questione non interessa più delle cronache dei “mondiali di calcio”. Eppure riguarda la Civiltà. Non la “civiltà occidentale” come riduttivamente potrebbe considerarsi. La Civiltà dell’Uomo che fu suppliziato e assassinato sulla croce  per avere usato la Parola per difendere la Dignità degli Uomini e insegnare lo splendore del Perdono e dell’umana solidarietà.
Sia che si creda che quell’Uomo sia stato Dio incarnato, sia che lo si escluda il Suo messaggio rimane. Impedendo l’assassinio di una donna che stava per essere lapidata sfidando a commettere quel delitto chi fosse stato senza peccato e allontanando così gli ipocriti pronti a lanciare le pietre; richiamando  il  comportamento del Samaritano verso il prossimo anche sconosciuto;  riservando al figliol prodigo il “vitello grasso”; invitando a mettersi d’accordo con ogni avversario mentre si è ancora in strada con lui e a fare pace con il proprio fratello prima di accostarsi all’altare a depositare un’offerta, per tutto ciò quell’Uomo-Dio fu crocefisso.

Da duemila anni il Crocefisso esposto o meno in “uffici pubblici” ricorda quegli insegnamenti e quanto sia alto il destino dell’Uomo che li segua. Siano stati proposti da Dio o da un Uomo quegli insegnamenti sono stati e rimangono la grande speranza di un mondo migliore. Anche quando proprio le istituzioni li disapplicano esercitando il potere servendosi di chi lancia le pietre contro l’Uomo e nascondendo la propria ipocrisia sotto toghe e paludamenti. Istituzioni e ipocriti che non sopportano il Crocefisso e per questo tentano di rimuoverlo. Perché la presenza del Crocefisso richiama e accusa l’ipocrisia comunque mascherata. E’ la rivelazione della cattiva coscienza non esorcizzabile qualunque funzione si svolga, di qualunque scorta si usufruisca, quando si tradiscono gli insegnamenti del Crocefisso.