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cossigaE' morto ieri al Policlinico Gemelli di Roma dove da giorni era ricoverato in rianimazione. E' stata una grande figura politica nel panorama nazionale ed internazionale. Era conosciuto come " Il picconatore" perchè senza preamboli nè ipocrisie dipingeva in modo impietoso alte cariche politiche e situazioni in modo diretto. Parlando facendosi capire da tutti e non risparmiando critiche ai "potenti" della terra. Le sue analisi erano estremamente pertinenti e arrivavano al cuore del problema. 

Ha lasciato quattro lettere sigillate, scritte nel 2007 e consegnate  allora al Segretario di Stato da pubblicare dopo la sua morte. Avvenuta ieri appunto.  A quell'epoca presidenti in carica della  Camera e del Senato erano rispettivamente Fausto Bertinotti e Franco Marini,  il Presidente del consiglio a Palazzo Chigi era Romano Prodi. 

Pubblicate ieri solo tre delle quattro lettere. Quella al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sarà  resa pubblica dopo i funerali. Per particolari che non possono essere rivelati prima.


francesco-cossigaEcco le lettere di Francesco Cossiga al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Presidente della Camera Fini e al Presidente del Senato Schifani. In carica oggi. 


LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Signor Presidente della Repubblica Italiana,
Le confermo i miei sentimenti di fedeltà alla Repubblica, di devozione alla Nazione, di amore alla Patria, di predilezione della Sardegna, mia nobile Terra di origine. Fu per me un grande onore servire immeritatamente e con tanta modestia, ma con animo religioso, con sincera passione civile e con dedizione assoluta, lo Stato italiano e la nostra Patria, nell’ufficio di Presidente della Repubblica. A Lei, quale Capo dello Stato e Rappresentante dell’Unità Nazionale, rivolgo il mio saluto deferente e formulo gli auguri più fervidi di una lunga missione al servizio dell’amato Popolo italiano.
Con viva, cordiale e deferente amicizia

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LETTERA AL PRESIDENTE DELLA CAMERA

Signor Presidente
nel momento in cui nella fede cristiana lascio questa vita, il mio pensiero va alla Camera dei deputati, nella quale, per voto del popolo sardo, entrai nel 1958 e fui confermato fino al 1983, anno in cui fui eletto senatore. Fu per me un grandissimo e distinto privilegio far parte del Parlamento nazionale e servire in esso il Popolo, sovrano della nostra Repubblica.
Professo la mia fede nel Parlamento espressione rappresentativa della sovranità popolare, che è la volontà dei cittadini che nessun limite ha se non nella legge naturale, nei principi democratici, nella tutela delle minoranze religiose, nazionali, linguistiche e politiche. Professo la mia fede repubblicana e democratica, da liberaldemocratico, cristianodemocratico, autonomista-riformista per uno Stato costituzionale e di diritto. Ringrazio i parlamentari tutti per il concorso che in tutti questi anni hanno dato con l’adesione o con l’opposizione, con l’approvazione o con la critica alla mia opera di politica. A tutti i deputati e a Lei, Signor Presidente l’augurio di un impegnato lavoro al servizio della libertà, della pace, del progresso del popolo italiano.
Dio protegga l’Italia.
Con cordiale amicizia

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LA LETTERA AL PRESIDENTE DEL SENATO

Onorevole Presidente del Senato della Repubblica,
nel momento in cui il giudizio sulla mia vita è misurato da Dio Onnipotente sulle verità in cui ho creduto e che ho testimoniato e sulla giustizia e carità che ho praticato, professo la mia Fede Religiosa nella Santa Chiesa Cattolica e confermo la mia fede civile nella Repubblica, comunità di liberi ed uguali e nella Nazione italiana che in essa ha realizzato la sua libertà e la sua unità.
Fu per me un onore grande servire la Repubblica a cui sempre sono stato fedele; e sempre tenni per fermo onorare la Nazione ed amare la Patria. Fu per me un privilegio altissimo: rappresentare il Popolo Sovrano nella Camera dei Deputati prima, del Senato della Repubblica quale Senatore elettivo, Senatore di diritto e vita e Presidente di esso; e privilegio altissimo fu altresì servire lo Stato nel Governo della Repubblica quale membro di esso e poi Presidente del Consiglio dei Ministri ed infine nell’ufficio di Presidente della Repubblica. Nel mio testamento, ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato con esclusione di ogni pubblica onoranza e senza la partecipazione di alcuna autorità.
Per quanto attiene le onoranze che i costumi e gli usi riservano di solito ai membri ed ex-Presidenti del Senato, agli ex-Presidenti del Consiglio dei Ministri ed agli ex-Presidenti della Repubblica, qualora Ella ed il Governo della Repubblica decidessero di darne luogo, è mia preghiera che ciò avvenga dopo le mie esequie, con le modalità, nei luoghi e nei tempi ritenuti opportuni.
Voglia porgere ai valorosi ed illustri Senatori il mio ultimo saluto ed il mio augurio più fervido di ben servire la Nazione e di ben governare la Repubblica al servizio del Popolo, unico sovrano del nostro Stato democratico.
Che Iddio protegga l’Italia!