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Cardiologia al Policlinico Universitario della Magna Grecia a Germaneto.
Grand Hotel Paradiso al Lido

grandhotelparadiso-insertpoliclinico-un-cz-insertFinora conoscevo Catanzaro per le nefandezze compiute in alcune procure della Città capoluogo. E per il ponte campione per il numero dei morti suicidati. Propriamente devo dire non proprio questa città ispirava il mio cuore e la mia mente. Fino a quando il destino non ha messo lo zampino facendomi catapultare da un momento all’altro all'Università della Magna Grecia di Catanzaro nei reparti UTIC,  Emodinamica e Cardiologia dirette magistralmente dal valentissimo Professor Ciro Indolfi di Napoli. Per assistere mio padre che deve primariamente la vita al Dr. Massimo Rossi, cardiologo eccellente che opera nello sventurato ospedale di Locri che tempestivamente ha posto diagnosi e lo ha inviato immediatamente in Emodinamica a Catanzaro dal Prof. Indolfi.

E un grazie alla dottoressa Todarello del P.S. sempre a Locri che per prima ha accettato mio padre e lo ha trattenuto nonostante la negatività dell'ECG e degli enzimi. All'Ospedale di Locri ci sono grandi professionalità. Che operano in situazioni di estremo disagio per molte ragioni. Sono da considerare "medici di guerra". Perchè lavorano in situazioni estreme.

A Catanzaro, in UTIC, unico neo in tanta eccellenza, la mancanza di comunicazione valida tra malato e parenti. Il paziente viene fagocitato in un blindatissimo reparto dove ogni comunicazione è interrotta. Il panico. Niente visite con la famiglia. Nemmeno mezz’ora al giorno. Al posto del tradizionale colloquio, occhi negli occhi e testamento eventualmente da dettare, un video appeso davanti al malato. Questi, nudo e coperto dalla cintola in giù da un lenzuolo, un novello Mahatma Gandhi, collegato a un centinaio di fili collegati a monitor, due volte al giorno per una manciata di minuti può collegarsi in ”videoconferenza” attraverso un citofono, con i parenti raccolti in una camera  vicina a guardarlo  a faccia in sù sull'altro monitor, posto molto in alto sulla parete. Tutte queste precauzioni per non portare germi... Ma in tutti i reparti di rianimazione si entra basta usare delle precauzioni. Camici, mascherine sovrascarpe a perdere.
E qui non è neanche un reparto di rianimazione, è un passo indietro.

I parenti sono raccolti davanti al monitor. Nella stanza accanto. Lo guardano con devozione, come il il sangue di San Gennaro, per vedere il miracolo del congiunto resuscitato. Fuori nel corridoio, un parente di un altro ricoverato nello stesso girone,  si lamenta. " Vengo dalla Sicilia, sono troppo basso, il monitor non mi vede". A parte questa piccola grande pecca, il resto ha suscitato la mia ammirazione e gratitudine. Grande perizia, diligenza, prudenza. Polo di riferimento di tutto il Sud.

ciro-indolfi-insertIl Prof. Indolfi, alla mia piccola nota che in tanta eccelenza è deficitaria la comunicazione, un’interfaccia tra malato e famiglia, mi risponde che si bada alla “sostanza”. Ma la sostanza è anche porre grande attenzione allo stato emotivo del
cardiopatico che di colpo si vede catapultato “all’altro mondo”. Arriverà all’intervento, che sia una coronarografia, un’angioplastica o altro, in uno stato di panico persistente che certo non è una buona preparazione per affrontare la sala operatoria. Entra in fibrillazione ventricolare prima.... Per non parlare dei familiari che per ore attendono un cenno “dall’al di là”. Il personale medico e paramedico mai con un sorriso. Tristi e spigolosi.  Modi bruschi e sbrigativi. I ricoverati in UTIC sono messi in  regime di 41 bis. Carcere duro. Blindati.  Quando passano poi in Cardiologia si può dire che sono in libertà vigilata. Comunque vivi. Un grazie al Professor Indolfi e a tutti i suoi assistenti. Medici e paramedici. Un consiglio: Siate sorridenti e la vita ci sorriderà. Non è che se si è burberi si è più bravi. L'autorevolezza si concquista con l'umiltà oltre che con la bravura tecnica...
I parenti dei ricoverati hanno diritto ad essere ascoltati con grande attenzione. E invece si sentono sopportati. Hanno un "bene sequestrato" e i medici dovrebbero capire, essere al loro servizio. Ma trovano un muro di gomma. I parenti dei malati e i malati stessi si sentono impotenti davanti al muro di silenzio di chi gestisce la malattia.  I medici. E questo scatena a volte un'aggressività contro di loro che non ci sarebbe se fossero ascoltati con rispetto ed empatia.
Grand Hotel Paradiso


mosaico-hall-insertStare lontani da casa qualche centinaio di chilometri in uno stato di stress altissimo per la grande preoccupazione di perdere una persona cara non è cosa facile da gestire e affrontare. Specialmente quando l’evento ti cade in testa all’improvviso. Inaspettato. Non sei pronto. Non sei organizzato. Sei disorientato. Non puoi tornare a casa, non puoi stare in ospedale. Chiedi dove potere andare e ti viene indicato un albergo. Buono. Pulito. Senti il nome e ti prende il panico. Grand Hotel Paradiso. Pluristellare! Ma tu non sei in vacanza. Non sei in viaggio di nozze nè ad un congresso medico sponsorizzato da qualche casa farmaceutica che ti paga tutto. Non ti sembra il caso di andare in un albergo a quattro o cinque stelle. Comunque,  in quei momenti di sbandamento non sai dove andare. Non hai tempo per cercare altro di più abbordabile. Senti di non avere scelta. Vai e chiedi. Struttura molto bella, elegante pulita, moderna. Grande ma non tanto. Prezzo accessibile. Accessibilissimo. Convenzione con l’università e piccolo sconto.Colazione dalle ore 7 alle 10 e 30.  Bar. Ristorante. Personale gentile e
dotato di grande professionalità.. Grande disponibilità ed elasticità. Più e più volte cambiate le prenotazioni. Collegate con la degenza del congiunto ricoverato. Viene dimesso, andiamo via domani. No. Restiamo perché non sappiamo ancora quando sarà dimesso...
L’ambiente è ovattato. Silenzioso. Un grande spazio intorno. Sul retro una piscina con uno spazio relax. Ovviamente la test è altrove e tutti questi conforts li vedi e non li vedi. Cosa eccelsa: la direzione ha accettato il mio cocker. Un albergo dove viene ospitato un animale è un albergo da tenere su un palmo di mano. Dimostrazione di sensibilità e rispetto per gli animali. In un mondo per lo più brutale, questo è un segno distintivo di eccellenza. E ti risolve un problema vero. Ti accoglie il tuo cane che in questi momenti non sai a chi lasciarlo. In una pensione per cani nemmeno a parlarne. Mai lasciato da solo con persone estranee.

porto-cz-insertIl Lungomare di Catanzaro Lido è uno spettacolo. Bellissimo e solare. Il piccolo porto è un gioiellino incastonato in una collana di pietre che racchiudono piccole imbarcazioni che dondolano paciose su un’acqua azzurra e cristallina. Domani si torna a casa. Tutto è passato. Grazie professor Indolfi. Grazie alla sua Equipe. Un piccolo consiglio: non isolate i pazienti dai loro cari. Un videocitofono  non può sopperire ad uno sguardo. Ad una carezza. E i malati hanno bisogno di sguardi e carezze. E i familiari hanno bisogno di essere rassicurati. Hanno bisogno di parlare da vicino, potrebbe essere l’ultima volta con il loro
amatissimo familiare che in quel reparto considerano quasi morente. Col cuore c’è poco da scherzare.

E grazie al personale del  Grand Hotel Paradiso. Ci siamo sentiti a casa nostra.

Ernesta A
dele Marando - Medico di rianimazione neonatale Ospedale San camillo di Roma e Giornalsta