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fraancesco-neri-2salvatoredilandroI terribili attentati alla procura generale di REGGIO CALABRIA si sono rivelati una bufala di cui ci si è serviti per allontanare da REGGIO CALABRIA il Sostituto procuratore generale Francesco NERI. Ciò è avvenuto per il suo rifiuto di rinunciare all’appello contro la sentenza di assoluzione della grande mafia bancaria incriminata per la pratica, documentata, di crediti usurai. Cioè per avere difeso il principio dell’imparzialità del giudice, dell’obbligo di applicare la Legge per la salvaguardia della società.
Per avere chiesto con un atto d’appello rientrante tra le sue prerogative e i suoi doveri il riesame di una sentenza che riconosce l’esistenza di una mafia bancaria usuraia nel SUD ma non ne condanna i responsabili.  Il terribile dr. DI LANDRO, procuratore generale, aveva chiesto al Dr. NERI di ritirare l’appello proposto, prospettandogli vantaggi se lo avesse fatto e guai per l’ipotesi contraria. Il Dr. NERI ha compiuto il proprio dovere fino in fondo e respinto l’estorsione. E’ scattata la trappola con la complicità del ministro e del c.s.m.. Se si parlasse seriamente di riforma della giustizia si dovrebbe cominciare a riformare il ministro e il c.s.m.. Complici della mafia giudiziaria che specie nel SUD opera per mantenere il regime coloniale imposto nel 1860 anche con l’usura bancaria istituzionalizzata. Ma dopo sedici anni di chiacchiere più che il dubbio si ha la certezza di come la “minaccia” della riforma della giustizia sia stata enunciate e viene reiterata per tentare accordi sotto banco tra le parti in commedia. I governativi non hanno nessuna volontà di fare una riforma ma solo barattare la propria impunità consegnando definitivamente il SUD alle mafie bancarie e giudiziarie e festeggiare al riparo da sorprese il centocinquantesimo anniversario della colonia mezzogiorno. Ultima colonia europea il sui dominio è assicurato dalle due mafie e da una classe politica di quisling.

E’ la realtà inamovibile della perpetuazione delle conseguenze della distruzione del Regno delle Due Sicilie e delle Nazioni Siciliana e Napolitana. Con modalità che hanno fatto scuola. Applicate negli anni dalla Germania nazista e dalla Russia sovietica per distruggere la legalità internazionale e schiavizzare i cittadini delle nazioni occupate, quelle modalità sopravvivono solo nel SUD d’Italia, Nell’ultima colonia europea. Le truppe di occupazione non sono più i mafiosavoiardi condotti dai criminali di guerra GARIBALDI, CIALDINI, LAMARMORA, PIOLA CASELLI ecc. ma dagli stessi abitanti del SUD, discendenti di quinta o sesta generazione  dall’aggressione del Regno delle Due Sicilie. Ignoranti della propria origine, delle aggressioni criminali e delle stragi subite dai loro padri sono inquadrati nei corpi militari e di polizia che assicurano il perpetuarsi del dominio coloniale a livello di controllo del territorio. La direzione è affidata alla magistratura targata antimafia che gestisce la colonia e nasconde le illegalità quotidiane dichiarandole perfettamente legali e conformi alla lettera e allo spirito delle loro decisini nel SUD dell’associazionismo mafioso. Il 416bis del codice penale. Associazione di cui hanno creato anche  un fantasmagorico “concorso esterno”. Poi c’è la “calunnia” ai magistrati. Uno zucchero. Strumenti in voga di controllo delle menti e del territorio.

ignazio-marinoUna prova di questa realtà è stata offerta dalla garbata conclusione cui è pervenuto un simpatico pubblico ministero di BOLOGNA. Aveva ricevuto da CROTONE le copie di trascrizioni di conversazioni telefoniche intercettate. Con le prove del fatto che il Prof. On. Ignazio MARINO non era stato assunto all’ospedale S. Orsola di BOLOGNA per fare un  dispetto a lui e un favore all’On. Luigi BERSANI. Dice il p.m. bolognese simpatico e garbato che il fatto, pure accertato, non costituisce reato in EMILIA.
bersani-insertNon rientra tra le competenze  dei suoi colleghi antimafia operanti a sud del Garigliano e del Tronto (antichi confini del Regno delle Due Sicilie).
In EMILIA la mancata assunzione di un primario ospedaliero per fare un favore a un suo competitore politico, pur sfruttando la forza intimidatrice di un vincolo associativo e lo stato di assoggettamento e di omertà che ne deriva per far conseguire benefici con altrui danno, non  materializza un’associazione a delinquere di stampo mafioso. Non costituisce reato. Questo avviene  al SUD. Dove s’è tagliata la lingua e bollito il cervello agli eredi di quinta e sesta generazione delle Nazioni Napoletana e Siciliana perché non  ricordino neppure la loro origine. E gli si fa la festa per i centocinquanta anni di quell’operazione. Anche trasferendo altrove i giudici che vorrebbero incidere sia pure con un appello sulla mafia bancario giudiziaria che opera al SUD. Nel nome dell’antimafia.