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spiaggia-ferruzzano-radiocivettagelsomini e rose-radiocivettaNavigando su Facebbok mi sono "incontrata" con "Ricordi" una struggente poesia di Caio Fiore Melacrinis. Leggendola mi sono ritrovata in tempi lontani, sulle rive del mare jonio. Le notti d'estate quando il profumo del gelsomino era talmente intenso da inebriarti. Questa poesia mi ha fatto ritornare ai tempi dell'adolescenza, quando il mondo da vivere era dietro l'angolo tutto per me... E così l'ho copiata e incollata sul mio giornale a che tanti altri potessero leggerla e ripercorre a ritroso spezzoni della loro vita. Come me. Il vivere è difficile e spesso amaro. E' stato bello potere avere avuto una giovinezza al profumo di di rose e gelsomino. Grazie Caio Fiore.

Ernesta

DA "E' UN FILO SOTTILE"

pubblicata da Caio Fiore Melacrinis il giorno venerdì 3 settembre 2010 alle ore 11.58

RICORDI

Fu quel bicchiere di vino rosso

che scendendo piano

tolse il velo a ricordi che ormai eran nascosti tranquilli.

Note portate di notte, da quel vento leggero

….odori….. sorrisi….promesse….

occhi

luna….. mare……foglie cadenti come fiocchi di neve….

caldo…freddo….. ombre….sole……notte

urla di bimbi come uccelli  al mattino d’agosto….

gelsomino…. baci…

ma quanti baci…..

rubati e vissuti…..dimenticati…

da ricordare per sempre ….

altri….

temporali e tramonti

ed il buio dell’alba che piano scompare

con quelle tre stelle,

sussurri e parole, ancora nascoste,

promesse per sempre,

sorrisi

l’amore incondizionato d’un cane

in cerca d’un capo e di sguardi,

sguardi

ancora presenti …

ahh quante volte avrei voluto riincontrare…

nomi e nomi…..

pieghe sul viso e non solo,

carezze…

 

ancora tremori…

non sempre per freddo, anzi mai….

tempeste, e mare violento

vapore, che sale dopo la pioggia

dall’argento di strade bagnate …

il cucciolo d’uomo abbracciato, stretto

per dirgli..

tranquillo son qui…

ed il vento possente, o la brezza leggera, ora

fra capelli al tramonto

nuvole mutanti di storni su cupole d’oro

vicoli stretti con l’odore delle reti

croci preghiere e madonne

speranze

passioni,

sempre, ma proprio sempre vive

rimaste come il canto d’una balena che non sparirà mai

in una notte dove tutto era mare e milioni di stelle.

Dove sarai mio buon amico

d’un tempo che non è più…

col tuo Signore… arrasati[1] che viene le piena….

e giù… un altro bicchiere.

 

E chi troppo presto è volato!

che rimane sempre,  forse ancora di più

le vie sbagliate a volte imboccate,

le ferite, che non spariscono mai

e solo la forza dallo sguardo delle mie carni

per continuare a volare

e continuo a volare

a volare

con le membra e la mente!!!



[1] Arrasati (dialettale = spostati)