Il treno cammina con la monotonia di sempre, lungo la vecchia linea ferrata a ridosso dello jonio . Al tramonto il panorama alle nostre spalle lasciando Reggio Calabria e’ di una bellezza incommensurabile , il sole di questo insolito febbraio ha addolcito il clima e la giornata è volata via davvero in un batter d’occhio. Il chiacchiericcio della gente, poca di questi tempi, su questi convogli usurati e sporchi è appena percepibile in qualche bisbiglìo, allora io provo ad avventurami con una famiglia che mi siede a fianco. “Sorry?” la risposta immediata della ragazza bionda e bellissima. Non sono italiani! E’ il mio pensiero istintivo, il primo arrivato alla mente. Di contro le parole del signore seduto di rimpetto alla ragazza “ parru talianu pocu, ma megghjiu calabrisi”.
E' il padre, viaggia con la sua famiglia alla volta di Gioiosa Jonica, “ mi chiamo Fortunato Misiti i miei erano di San Giovanni di Gerace. Questa è la mia famiglia. Mia moglie inglese di nascita e miei due figli, lei (la bellissima bionda) fà l’avvocato in Australia dove viviamo , poi john, lui è ingegnere" . L’uomo sui 55 anni , capelli grigi, volto segnato da profonde rughe, tarchiato dalla fatica di emigrato, anzi, lui non è un emigrato ma figlio di emigranti mai tornati nella loro terra . Andati via, a cavallo tra le due guerre a cercare fortuna nella terra dei canguri, e lì sono rimasti fino al trapasso ,senza tornare mai più in italia.
Fortunato mi racconta di come i suoi sono andati via, il mese e mezzo in mare, sulla pancia della nave presa a Messina in un giorno di aprile, appena dopo Pasqua. Di come hanno lasciato parenti , amici ed affetti cari per cercare pane altrove. Di tanto in tanto il rumore delle rotaie smorza il volume della voce di Fortunato, ed allora è costretto ad alzarla , specie per spiegare a John seduto alle sue spalle che ogni tanto interrompe la nostra conversazione con domande in inglese. Moglie e figlia intanto si sono assopite , stremate da tre lunghi giorni di viaggio.
La littorina è già a Locri. Chiedo allora al mio interlocutore chi lo aspetta a Gioiosa? Scopro che nessuno sa niente del suo arrivo, e che, addirittura non ha più parenti , li, a San Giovanni di Gerace. Chiedo allora il perchè del suo viaggio? La risposta e’ immediata e gli occhi lucidi mi fanno comprendere che forse ho osato troppo, del resto ci conosciamo appena. Ma lui asciugandosi mi dice in calabrese : “vinni pecchì ‘ nciù promettivi e mei “. Stanotte alloggerà con la sua famiglia a Marina di Gioiosa in albergo, domani troverà qualche taxi che lo condurrà al paese. Ha solo poche ore di tempo perchè poi il suo viaggio proseguirà il mattino successivo per Roma per poi andare in Inghilterra , dove si sposa il nipote di sua moglie. Non poteva perdere questa grande occasione del viaggio in Europa. Potere venire qui nella terra dei suoi, anche solo per un misero giorno . Prima di salutarci mi offro ad accompagnarli domani mattina al paese natio dei genitori alla fine accetteranno. Incredibile, mi sembra di conoscere da sempre Fortunato e la sua famiglia.
La mattina dopo mi reco all’appuntamento, mi avevano preso in parola, aspettavano già nella hall dell’albergo. In macchina prendiamo la strada che sale verso San Giovanni. Ad ogni metro per Fortunato è un’emozione nuova , rivive i racconti di sua madre ed è sorprendente come riesca a riconoscere strade e posti eppure non li ha mai visti. Trasmette queste sensazioni a tutta la sua famiglia è un rincorrere il passato quando padre e madre percorrevano questo tratto a piedi anche più volte al giorno.
Mi chiede della Ferrovia Calabro Lucana che portava a Mammola “ perchè di qui si va a Mammola vero?”. Si, va a Mammola rispondo io, ma adesso ci si arriva solo in macchina. Quella linea ferrata è stata dismessa negli anni settanta , non ne rimane che una piccola traccia, qualche vecchia stazione dismessa e nulla più. Proprio da qui deve essere partito il viaggio dei tuoi. All’arrivo a San Giovanni di Gerace, Fortunato mi “bombarda” di domande. Chiede di luoghi e persone a me sconosciuti ed a stento riesco a dargli una spiegazione di come tutto qui è cambiato.
L’emozione più grande deve ancora arrivare: l’ingresso in chiesa , aperta apposta per loro da un ssessore, gentile nei modi e nelle parole. Capisce subito, l’assessore, che si tratta di un figlio di questo posto tornato solo per rendere omaggio ai suoi , come una sorta di richiamo materno. L’incontro poi con la Madonna delle Grazie venerata non solo qui ma anche in una città australiana, lo tocca nei ricordi (racconti) più cari. Allora una lacrima solca il suo viso, poi smette di parlare fino la ritorno. In tre ore di permanenza è passata un’intera vita. La promessa è stata mantenuta. Fortunato parte per l’ Inghilterra felice.
Storia della chiesa di S.Maria delle Grazie a San Giovanni di Gerace (RC).
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