imagesca4fuqbq-colorMaria vive in un paesino della provincia di Reggio Calabria,  da poco varcato i 50 anni, ha un carattere forte, tipico delle donne del sud, come quelle che vivono solo e soltanto per la loro famiglia. La storia di Maria e’ davvero affascinante. Della prima parte della sua vita mi ha raccontato poco e niente.  E’ stata una vita come tante.: terza di 6 figli, 4 maschi e 2 femmine. Maria e’ la maggiore, la più brutta   dice lei .  Ha un grosso naso e il mento molto pronunciato, ma non è affatto brutta.

La vera storia di Maria inizia quando lei ha 41 anni, quando ormai era diventatauna donna in età piuttosto avanzata. Come quasi tutte le donne del paese, lei era stata ad aspettare qualcuno per coronare il suo sogno di avere  una famiglia, sperava di incontrare una persona che le facesse perdere la testa. Certo nel paesino in cui viveva, non più di mille anime, conosceva praticamente tutti gli uomini che potevano avere l’età giusta per interessarsi a lei. Ne aveva contati esattamente sette, che superavano i 45, ma che non dovevano avere  più di 50 anni, era rigorosa in questo. La frase che diceva sempre agli amici era: “E sinnòchi vogghjiu u mi gugghjiu?” . Ma tra i sette scapoloni del paese non c’e n’era nessuno che le andasse a genio, a tutti trovava un qualcosa che non la convinceva,  chi beveva, chi era troppo mammolino, chi aveva brutto carattere, insomma  era ormai rassegnata e si era quasi fatta una ragione di dover trascorrere il resto della vita da zitella.
Abitava sola, la vecchia madre era morta qualche anno prima, e dopo un breve periodo trascorso dal fratello maggiore che viveva in un paese limitrofo, aveva deciso di tornare alla casa natìa.

Durante la sua assenza dal paesino, due persone avevano preso ad abitare la casa “du Zi Gianni”, dirimpetto a quella di Maria,  mamma e figlio. Teresa, era questo il nome della madre di Totò, erauna donna anziana,  rimasta vedova in giovane età, il cui unico scopo nella vita era stato accudire il suo unico figlio, condannato alla sedia a rotelle da quando aveva12 anni, per via di una brutta malattia. I due nuovi arrivi avevano suscitato la curiosità di Maria, che, con una scusa qualunque, trovò il modo per  fare la loro conoscenza. Fatto sta che presto iniziò a frequentare abitualmente la casa dei due, al punto che spesso rimaneva a mangiare lì, oppure a chiacchierare tutto il giorno sia con Toto’ che con la madre. Le due donne erano diventate così amiche  che un giorno Teresa si fece strappare da Maria una solenne promessa :“Doppu chi moru , mi raccomandu a Totò è sulu e malatu” Maria era l’unica persona di cui potesse fidare, e lo aveva dimostrato in tutto  quel tempo, quando spesso era lei stessa ad occuparsi di Totò, specialmente nell’ultimo periodo, quando le forze della vecchia madre erano venute meno. Teresa morì l’anno successivo e  Maria, mantenendo la promessa, si prese cura di tutto ciò che servì per i “mortaggi” e, soprattutto, tentò di consolare Totò.

Passò qualche mese,  nel paese intanto “u murmuru” per  la frequentazione quotidiana  dei due era all’ordine del giorno. A Maria capitava spesso, nelle sue rare uscite da casa di Totò, giusto il tempo di fare la spesa, o di andare a qualche funzione religiosa, di sentire le allusioni, nelle domande che la gente le faceva:  “U signurinu chi dici? Ncipassau u doluri pa mamma?” Ogni volta Maria,  donna dai sani principi, lei che aveva rifiutato tante proposte fatte da uomini più o meno “interessati” a lei, sentiva come se un dolore lancinante le attraversasse tutto il corpo. Non rispondeva mai, però si diceva :"Possibile che la gente che mi conosce da tanti anni può pensare male di me? Se poi male è?  In fondo non devo rendere conto a nessuno io". Maria tornava a casa affranta, ma non ne fece mai parola a Totò,’ non voleva mettergli in testa altre preoccupazioni. Finchè un giorno, il fratello di Maria, quello che abitava nel paese vicino, al quale dovevano essere giunte all’orecchio le voci sulla sua “condotta”, si presentò a casa dai due. Ne scaturì una lite furibonda. La donna non indietreggiò di un millimetro, anche quando, andando via, il fratello la apostrofò con brutte parole, lasciandola in lacrime. Piangeva forte , a singhiozzi, non avrebbe mai immaginato che  suo fratello, dello stesso suo sangue, potesse pensare così male di lei.

Intanto Totò, che aveva sentito tutto sulla sua sedia a rotelle, piangeva anche lui, conscio che era lui la causa delle lacrime di Maria. La chiamò e le disse:”Io non voglio che tu soffra così tanto per me, non te lo meriti , torna pure a casa tua, io saprò cavarmela da solo”. Alle parole di Totò, seguì un silenzio, interrotto solo da qualche singhiozzo “Io non ti lascerò solo!” chiosò Maria“e non mi importa di quello che la gente pensa, io devo rendere conto solo a Dio e null’altro.”. “Allora perché non mi sposi?”disse ad un tratto Totò. Maria rimase senza fiato.“Sì, hai capito bene,sposami, io ti voglio bene, penso a te notte e giorno, non solo a tutto ciò che fai per me, ma ti amo soprattutto per come sei.” La donna lo guardava fisso negli occhi ed un lieve rossore era comparso  sulle sue guance, poi disse: “Totò ma io non ti amo, sono affezionata a te, ma è un sentimento diverso.” “Prenditi tutto il tempo che vuoi” aggiunse l’uomo, “anche se non mi ami, per me va bene lo stesso e così tuo fratello non potrà più dire nulla.”

Per tre lunghi giorni i due, pur vivendo fianco a fianco, sotto lo stesso tetto, non si rivolsero parola. A  dire il vero, Totò più volte provò a stimolare la donna con parole semplici, di occasione, un semplice grazie oppure " che si mangia oggi? Nulla, Maria non reagiva, nessuna risposta. Di contro Totò aveva sempre stampato un bel sorriso, sapeva che a lei faceva piacere, perché quando sorrideva, le sue gote si affossavano buffamente e una schiera di denti bianchissimi spuntava dalle labbra. Questo alla donna piaceva molto, lo ripeteva sempre, specie nelle lunghe serate estive quando i due guardavano la vita sotto il loro balcone e trovavano sempre nei loro discorsi il modo di divertirsi. In una di queste occasioni lei aveva scopertoil bel sorriso di Totò. Quando venne la sera del terzo giorno, appena cenato, i due erano ancora a tavola, il solito sorriso era padrone del volto di Totò, Maria si accingeva a sparecchiare, quandoimprovvisamente gli sguardi si incrociarono. Maria tirò fuori il più bel sorriso che conosceva, non voleva essere da meno di Totò, una specie di imitazione, ecco. I due si lasciarono andare ad una risata fragorosa, e poi Maria disse: “Totòci sposiamo, ho già parlato con il prete, lo faremo  verso la metà del prossimo mese durante la messa domenicale, lui stesso si occuperà dei testimoni e di tutto il resto. ”Totò passò dal sorriso al pianto, ovvio di gioia. “Vedrai saprò farti sentire felice, perché io ti amo davvero, la tua è la mia felicità”.

Si sposarono, i due sembravano davvero felici, vivevano in simbiosi, lei lo faceva partecipe di tutto, anche delle cose più banali, come fare la spesa, andavano sempre insieme, lei a spingere la sedia a rotelle e lui che, buffamente, teneva in mano le pesanti buste della spesa, era come portare il peso della vita, voleva anche lui sudare,  fare fatica, così come faceva la sua sposa. Era bello vederli insieme, erano il ritratto della felicità.
In tutta la loro storia, Maria non pronunciò mai la parola amore, era come se non le appartenesse.

La vita matrimoniale fu normalissima, come tante altre. Dopo 7 anni, un giorno di febbraio, Totò si spense, la sua malattia non gli diede scampo. Morì sorridendo, l’ultimo alito di vita egli volle riservarlo proprio a lei, alla sua Maria.

Ad ottobre dello scorso anno, in uno dei miei viaggi di Radici, incontrai la protagonista di questa storia, Maria. Ciò che mi ha di più colpito è che, passati sette mesi dalla morte di Totò, e lei dice di amarlo davvero e di avvertire ancora la sua presenza, il suo calore, il profumo della sua pelle.“Sì, lo amo, e lui lo ha capito prima di me, ed io non voglio parlare al passato, lui, Totò, è ancora la mia vita.”

PS : Mentre andavo via, gli chiesi di salutarmi anche Totò, mi rispose con il più bel sorriso che io abbia mai visto.