paludeQuando intorno a te è la vita sottacqua nello stagno, il caos, la zizzania, la tristezza del vivere e ti senti coinvolgere tuo malgrado da tutto ciò devi fuggire via. Non far si che quello “che non è tuo diventi tuo”. Quando non riesci quasi a capire perché sei tirato dentro percorsi non tuoi e trascinato in territori pericolosi devi stare attento. Devi tirarti fuori. Perché amara sennò è la conclusione.

La tolleranza, la bontà il cercare di capire sono sicuramente buoni propositi ma a condizione che si tenga la distanza di sicurezza se non vuoi pagare per colpe non tue. Dove il vivere è difficile l’animo si attorciglia su di sé con un potenziale distruttivo enorme e scarica le sue tensioni su persone che suscitano invidia per il loro vivere lineare ed equilibrato. Forse per le loro condizioni interne ed esterne migliori. Si scatenano sentimenti perversi devastanti per chi li vive e per chi li subisce. In genere la devastazione è più per chi subisce le ritorsioni che chi le perpetra. Perché chi le subisce in genere è un fiducioso, chi le perpetra spesso ha una personalità disturbata. Si tratta di esseri spesso con alterazioni nella sfera sfera dell’affettività. Sono dei disaffettivi. Chi lo fa deliberatamente, il male, in genere non soffre per quello che fa. Forse un giorno lontano, come l’Innominato di manzoniana memoria, arriverà a capire il male fatto, arriverà alla sua conversione, ma quanta acqua dovrà passare sotto i ponti e quante vittime innocenti nel frattempo…

Vorrei concludere queste amare considerazioni con una apertura alla speranza.

cavalliinlibertaChe scrivere? Che è necessario e fondamentale un ambiente sereno dove crescere i bambini ai quali dare un amore disinteressato. Senza ricatto. Fare sviluppare la loro parte affettiva. Imparare a riconoscere i  sentimenti. Non negarli. Non soccombere dopo un fallimento. I fallimenti fanno parte dello svolgersi normale della vita. Come i successi. In poche parole far si che abbiano la consapevolezza di sé e degli altri. Bisogna insegnare loro l’etica. La buona educazione. Prima delle regole matematiche e dell’informatica. Insegnare che non sono i soldi e il potere che contano per essere felici o almeno sereni in questa vita, ma l’amore per se stessi, per la verità, il rispetto degli altri, la discrezione, il rispetto. Non scavalcare gli altri, ma seguire le regole del buon vivere in una comunità. Farsi rispettare. Esigere la democrazia. La libertà. Non compiacere alcuno ma piacere a se stessi e agli altri. Sapere scegliere i percorsi da intraprendere seguendo le proprie inclinazioni per potere scegliere un lavoro che li appassionerà dove anche lavorare ventiquattro ore al giorno non li stancherà ma li dovrà fare divertire.

Questo bisogna insegnare alle nuove generazioni. Le generazioni attuali e anche quelle più vecchie purtroppo sono cresciute col mito del potere, del successo, della visibilità ad ogni costo, della bellezza artificiale. Riusciranno mai a insegnare cose che loro stessi sembrano non conoscere?