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A PEPPE SCULLI

la-pieta-di-michelangelo  Ti ho conosciuto solo quella mattina di un mese fa, gentile Peppe Sculli. Alle ore sette del 15 di agosto. Roberta, mia figlia, che aveva avuto modo di conoscerTi bene per aver frequentato la compagnia di giovani amici, ha espresso il desiderio di salutarTi. Di rendere l’estremo omaggio ad un amico sfortunato, prima di essere accompagnata all’aeroporto.

_dsc5373-rit copia   E così, di buon mattino eravamo davanti casa Tua: Tu eri lì, nella villetta sul mare a Ferruzzano, con accanto i Tuoi cari. Alla Tua destra Tuo padre, all’impiedi, Ti guardava impietrito; alla Tua sinistra Tua madre, accasciata su una poltrona con un plaid di lana sulle spalle. Sentiva freddo, madre addolorata, sebbene quel giorno fosse un ferragosto di fuoco:la Tua tragica imprevedibile fine Le aveva gelato il sangue. Perché il mare aveva portato via il sole che riscaldava il Suo cuore di madre. Riversa sul Tuo corpo, Tua sorella, chiamandoTi per nome, tentava di riscaldare il Tuo petto divenuto di ghiaccio con i Suoi lunghi capelli. Le Sue lacrime, le Sue parole, erano uno straziante monologo rivolto a Te che sembrava l’ascoltassi assopito.

  Guardai a lungo il Tuo volto disteso, ornato dai corti capelli con la riga di lato, da bravo ragazzo qual eri. In macchina verso l’aeroporto le lacrime di Roberta per lunga pezza e le Sue parole – “ Era un ragazzo speciale. Amava il mare, la pesca, la vita. Era altruista Peppe, simpatico, brioso” – mi hanno fatto riflettere sul senso del vivere, del sognare, dell’illudersi e del disilludersi per arrivare all’amara constatazione veramente “com’è tutta la vita ed il suo travaglio, in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”. La mia Roberta mi aveva detto abbastanza, perché io già Ti conoscessi e Ti immaginassi tra l’allegra brigata dei Tuoi cugini devotamente tutti riuniti a Bruzzano, al passaggio della processione, la sera della Madonna della Catena.

ferruzzano-mare-ionio-alba-jpg  Il mare era la Tua passione più forte; per Te non faceva differenza immergerTi in apnea o con le bombole d’ossigeno, tanto eri patito per il mare, ma in quel nefasto giorno, probabilmente, sei andato oltre il “muro”, incappando nelle ire del gigantesco Poseidon, che, non gradendo intrusioni nel suo regno, Ti ha inseguito e raggiunto, facendo sì che ti ferissi mortalmente su quei cocci che avevano più volte attratto la Tua dinamica attenzione. Ma, le pietose Nereidi, impotenti di fronte alla collera del loro Signore, Ti hanno preso e adagiato intatto sui fondali di quelle acque marine che Ti sentivi scorrere nelle vene tanto le amavi, dove, addormentato, Ti avrebbero trovato i soccorritori. Addio alla giovinezza, addio ai sogni, addio agli affetti più cari, ma, brioso Peppe, non hai dato l’addio a questa striscia di mare jonio reggino, che ha visto navigare i Locresi Ozolii ed ascoltato i canti d’amore di Ibico.

  Ora il Tuo corpo riposa a Ferruzzano, tra il verde di contrada "Chiusette" nell’abbraccio dei Tuoi avi. Ma, amabile Peppe, il Tuo spirito vaga già libero – Iddio misericordioso Ti ha accordato licenza, ne sono certa – in questo braccio di mare davanti casa Tua. Tua madre, così, Ti sentirà respirare nella brezza della sera rabbrividendo di freddo per Te; avvertirà il suono della Tua voce che sfuma nella riscacca delle onde e si lascerà baciare dolcemente dalla salsedine cogliendo il sapore dei Tuoi baci di figlio affettuoso, rispettoso, diletto. Sarà questo il Suo conforto, le sere d’estate, seduta davanti  a quel caminetto che Ti ha strappato per sempre da Lei, da Tuo padre, lo stimato ingegnere Mimì, dai Tuoi cari affetti.

  Il Tuo sorridente ricordo e la Tua tragica fine sia di monito a tutti i giovani come Te incondizionatamente innamorati del mare; sia un invito alla prudenza, alla salvaguardia della propria incolumità, alla consapevole considerazion del rischio e del pericolo che l’azzurro del mare nasconde.

  Il Tuo breve vissuto, squisito Peppe, la Tua ineccepibile vita di giovane dai sani costumi e santi principi, ai quali la Tua famiglia Ti ha indirizzato, amato e compianto da tutti coloro che Ti hanno conosciuto, siano in qualche modo di conforto ai Tuoi cari, che nel dolore affronteranno i giorni a venire.

  Tu Peppe, quel caro figlio che “funere mersit acerbo”, sarai sempre nel loro cuore. Io, da madre, mi inchino e piango davanti alla Tua vita spezzata, svanita tra le onde del mare, esprimendo nel contempo alla Tua famiglia puri sensi di condivisione del loro profondo dolore.

ROSA MARRAPODI