IL CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI PALERMO – ORGANISMO DI DIFESA DEGLI AVVOCATI – PUNTO DI RIFERIMENTO DI CHI IN TOGA DIFENDE LA LIBERTA’. IL CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI PALERMO – ORGANISMO DI DIFESA DEGLI AVVOCATI – PUNTO DI RIFERIMENTO DI CHI IN TOGA DIFENDE LA LIBERTA’.
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Non è facile fare l’Avvocato nel SUD e in SICILIA, in una società che sconta il degrado culturale in cui è stata cacciata dopo la conquista mafiosavoiarda del Regno delle Due Sicilie e l’imposizione di un regime coloniale che è l’ultimo presente in Europa a centoquarantasette anni da quella conquista.
Non si tratta di un problema che si presenta solo su di un piano storiografico e culturale ma di una realtà che ha visto, nel tempo, la sostituzione delle baionette dei bersaglieri e delle stragi di PALERMO del 1866 - come strumenti di affermazione e mantenimento del potere coloniale imposto dopo la farsa dell’impresa “dei mille” sei anni prima - con la legge Pica, seguita a quelle stragi, e quindi l’utilizzo, nel tempo, del sistema giudiziario per giustificare ogni persecuzione dei Cittadini Duosiciliani, impedirne ogni reazione e sterilizzare le proteste – per quanto ipocrite - delle nazioni europee di fronte a eccidi e deportazioni con cui i “liberatori” consolidavano il potere coloniale nel SUD conquistato.

Nel tempo il sistema è cambiato solo nella facciata ma ha perfezionato il terrorismo giudiziario come base del potere coloniale nel SUD e sul SUD. Gli inquisitori sono stati attrezzati con pentitisti associati a delinquere e macchine blindate; i Giudici che rivendicavano, dopo centotrent’anni dalla conquista mafiosavoiarda del SUD, il diritto e, insieme, il dovere di applicare almeno la Legge in modo realmente “uguale per tutti”, sono stati eliminati con processi farsa e la stessa sorte è toccata agli Avvocati talvolta anche eletti al Parlamento nazionale, che, dinanzi a quei Giudici, avevano pensato che fosse venuto il momento di sfidare il terrorismo giudiziario a base del perdurante potere mafiocoloniale.

E’ emblematica la vicenda, fra le tante, dell’Avv. Filippo Alberto SCALONE, superba figura di professionista a PALERMO, eletto Senatore e portatore in Parlamento dell’impegno più generoso per dare un contributo all’avvio di un processo virtuoso di rinascita del SUD. Come altri Deputati e Senatori del SUD aveva creduto che fosse venuto il momento di richiedere, Avvocato e membro del Parlamento, il rispetto dei Diritti civili per i Cittadini meridionali e l’avvio di iniziative per la creazione reale di posti di lavoro e di imprese che rimettessero le regioni del SUD nel ricucito produttivo, come la Lega Nord aveva chiesto e ottenuto per le regioni del Nord. Il Senatore SCALONE, MANNINO, LOMBARDO, MUSOTTO, CITO, per citare solo alcuni, non avevano calcolato di quale forza disponesse la mafia coloniale e come avrebbe operato,col terrorismo giudiziario, per trasformare i legittimi movimenti politici di rinascita del SUD in “associazioni a delinquere di stampo mafioso” e chiudere così, prima che nascesse, ogni possibilità di sviluppo politico, sociale, umano, culturale.

Per non lasciare dubbi sulla propria forza il terrorismo giudiziario, braccio armato della mafia coloniale, si scatenò anche contro gli Ordini degli Avvocati che, a PALERMO e altrove, furono subissati di richieste di avvii di procedimenti disciplinari e sospensioni dall’esercizio della professione per gli Avvocati, anche membri del Parlamento, che avevano osato sfidarlo. In quelle condizioni, per quello che qui interessa, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di PALERMO operò come poté, negli angusti limiti lasciatigli dalla Legge, per evitare più gravi persecuzioni per gli iscritti all’Albo e garantire comunque a ciascuno un processo disciplinare equo in attesa che nella sede propria del processo penale, mutati i tempi, gli Avvocati inquisiti potessero chiarire la propria posizione.

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di PALERMO e gli Avvocati che lo espressero e lo esprimono, operarono comunque sempre in dignitosa solitudine come Istituzione che non ha mai accettato quella subordinazione al terrorismo giudiziario e addirittura un ruolo di gregario o promotore dell’inquisizione mafiosavoiarda con cui, a PALERMO e altrove, i responsabili di altre istituzioni politiche, culturali, giudiziarie, si assoggettavano alla mafia del potere coloniale, addirittura sollecitandone le azioni dirette a colpire chi nel SUD ne denunciava le malefatte. Ci possono essere state incomprensioni e manifestazioni di impazienza da parte di chi avrebbe voluto un atteggiamento più rigido, ma non bisogna dimenticare che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di PALERMO dovette operare senza altra protezione che la propria dignità e intemeratezza nel rispetto della Legge, e con ciò, nonostante i rischi personali per i componenti del Consiglio, assicurò agli Avvocati il rispetto del diritto a un procedimento equo e mai persecutorio, al contrario di chi, pur protetto dall’impunità, anche parlamentare garantita, abbandonò al suo destino l’Avvocato già membro prestigioso del Parlamento divenendo, di fatto, complice del terrorismo giudiziario. Non si trattò di una “ condotta pavida…” come taluno ha scritto ma prudente e dignitosa nell’interesse dei propri iscritti, comunque tutelati dall’ordine anche se vittime delle persecuzioni politiche mafioinquisitorie.
E appena l’Avvocato Filìppo Alberto Scalone è stato assolto, senza alcuna sollecitazione, lo stesso Consiglio, ha revocato il provvedimento di sospensione dall’attività, dopo avere sempre comunque respinto ogni sollecitazione per la cancellazione dell’Albo che pure era stata avanzata. Questa è la realtà dinanzi alla quale all’Ordine degli Avvocati di PALERMO e a chi ne fa parte si riconosce Onore e Dignità.



Ruggero di Lauria - Giustizia Giusta