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bombardamentoImmagina di essere un medico, specialista in malattie immunitarie della tiroide, a Belgrado. Fatto? Bene. Ora immagina di essere lo stesso medico, che si occupa delle stesse malattie, nella Belgrado sotto i bombardamenti. Improvvisamente vedresti il tuo lavoro aumentare notevolmente. Ma per fortuna, terminati i bombardamenti, torneresti ad avere una mole di impegni paragonabile a quella cui eri abituato. Il motivo? Non si tratta di sostanze chimiche, radiazioni o altre cose del genere. Si tratta, banalmente (?) di stress.

La correlazione tra stress e malattie del sistema immunitario è ancora poco conosciuta, ma sempre più spesso si ipotizza che eventi stressanti siano in grado di influire sul decorso di queste malattie. Questa ipotesi, in fondo, non è poi così nuova: in realtà il dualismo mente-corpo (e quindi male psicologico-male fisico) è qualcosa che per secoli non è appartenuto alla nostra cultura. Il famoso aforisma mens sana in corpore sano altro non è che un’esemplificazione di quanto, nell’antichità, si ritenessero congiunti la mente e il soma.

Tuttavia la medicina moderna, con il suo tentativo di categorizzazione spinta, sembra aver messo da parte questo dato. Eppure, già nei primi decenni del secolo scorso, Hans Selye aveva introdotto il concetto di stress; questo fisiologo canadese, studiando l'effetto di un farmaco, si accorse che anche le cavie a cui veniva iniettato un placebo, ossia una sostanza senza nessun effetto, presentavano una serie di alterazioni fisiche e comportamentali che erano causate dal fatto di essere prelevate dalla gabbia e manipolate: in pratica, queste cavie sviluppavano una reazione allo stress. Tuttavia, in uno dei suoi ultimi scritti lo stesso Hans commentava:

"Stress è un concetto scientifico che ha avuto la fortuna di divenire troppo noto, ma anche la sfortuna di essere poco compreso."

In effetti il concetto di stress, che per noi ha assunto una valenza negativa, indica semplicemente una reazione di fronte ad un evento potenzialmente pericoloso: un cane che ci appare davanti, all’improvviso, minaccioso, è sicuramente una fonte di stress, ma l’organismo reagisce con tutta una serie di modificazioni che ci preparano ad affrontarlo, o alla fuga. Questo tipo di stress, che alla fine potremmo considerare positivo, è l’eustress. Ma gli eventi ripetuti nel tempo in grado di procurarci agitazione, turbamenti (un capoufficio dispotico, un lutto che non si riesce a dimenticare, una relazione coniugale difficile) costituiscono causa di uno stress definito distress, certamente non utile, anzi dannoso per l’organismo. Come questi eventi possano influire sullo sviluppo delle malattie autoimmuni è oggetto di studio da parte della psiconeuroendocrinoimmunologia. Un termine molto complesso per indicare quello che gli antichi sapevano già: mente e corpo non sono separati, ma i vari apparati e sistemi (il sistema endocrino, il sistema immunitario, il sistema nervoso, etc) comunicano con la psiche.

cell-nervoseNon si tratta di una sorta di rivisitazione new age della medicina, oggi abbiamo dato una spiegazione “scientifica” di come questo avvenga: mediante la microscopia elettronica, una forma di microscopia che consente di osservare degli elementi di dimensioni pari a un milionesimo di millimetro, si è visto che tra il sistema nervoso e il sistema immunitario esistono delle giunzioni strettissime, dette giunzioni neuroimmunitarie, che fanno sì che ogni evento percepito a livello cerebrale si trasmetta anche al sistema immunitario. Questo potrebbe spiegare perché quando siamo stressati o depressi ci ammaliamo più facilmente. Inoltre è stato dimostrato che alcune sostanze prodotte dalle cellule del nostro sistema immunitario, dette citochine, possono attraversare la barriera ematoencefalica e passare dal sangue al compartimento cerebrale.

I neuropeptidi prodotti dalle cellule cerebrali e le citochine prodotte dalle cellule del sangue costituirebbero, in ultima analisi, il trait d’union tra il sistema immunitario e il sistema nervoso/psiche, e questo costituirebbe il razionale per giustificare il ruolo degli eventi stressanti nella patogenesi di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, ad esempio. A tale proposito, di recente,  in uno studio presentato al congresso europeo di reumatologia, è emerso che lo stress potrebbe costituire un’anticamera dell’artrite reumatoide; da una ricerca guidata da Tatiana Lisitsyna, dello State Institute of Rheumatology, risulta infatti che più di un malato su due riferisce di avere vissuto eventi stressanti prima della comparsa dei sintomi. E vi sono numerosi altri studi che suffragano tale teoria: Breznitz e colleghi, ad esempio, convocarono cinquanta giovani adulti volontari sani, e iniziarono a misurare il loro livello di cellule NK, un particolare gruppo di cellule del sangue; in seguito, gli fecero credere che di lì a poco sarebbero stati sottoposti ad un elettroshock: il numero di queste cellule subiva un immediato aumento.

Occorre ricordare tuttavia che la componente soggettiva è in grado di influenzare la risposta allo stress, indipendentemente dall’oggettività dello stesso. In altre parole, non è tanto importante il tipo di stress, ma la nostra risposta.

Oggi quindi si è consapevoli di una realtà che già si intuiva: lo stress altera la risposta del sistema immunitario.

Il trattamento delle malattie del sistema immunitario dovrebbe quindi includere il management dello stress ed interventi sull’assetto psicologico e comportamentale; in altre parole, bisognerebbe imparare  a stare meglio con noi stessi, ad acquisire una maggiore serenità, a fronteggiare gli inevitabili stress con una predisposizione diversa: con tutte le conseguenze psicoimmunologiche che ne derivano…

Luigi Giuseppe De Filippis Medico Chirurgo  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Laureato in medicina e chirurgia, specializzato in reumatologia ed in medicina generale, studioso e studente di architettura del paesaggio per approfondire le interrelazioni corpo-mente-ambiente. Svolge la sua attività tra Calabria e Piemonte dove, accanto alla pratica clinica, si occupa di medicina delle migrazioni e di consulenze per quello che riguarda la progettazione di spazi centrati sulla persona. Questa, assieme alla psiconeuroendocrinoimmunologia, rimane la sua principale linea di ricerca.